La presa di posizione di Sergio Staino sulla minoranza del PD (commentata su AR il 12 agosto) ha registrato, accanto a prevedibili ripulse, anche un seguito di adesioni, tra le quali appare significativa quella di Marcelle Padovani, vedova di Bruno Trentin ("la Repubblica" del 12 agosto), che pensa che abbia ragione Staino e che sia necessario salvare il soldato Renzi, perché dopo di lui ci sarà il diluvio dei populismi di destra e di sinistra.
Queste posizioni peraltro, che si limitano a contrastare Renzi (anche se non con la durezza in cui furono contrastati Craxi e Berlusconi), ma poi finiscono per riconoscergli un ruolo di rilievo, come quello di salvare il paese da Grillo e Salvini, sembra non portino da nessuna parte, in assenza di una rivisitazione del passato, recente e meno recente. Cerchiamo di chiarire.
Renzi appare intenzionato a tener duro di fronte alle resistenze all’interno suo partito e spinge per forzare la mano a Berlusconi, come risulta evidente con la proposta di cancellare l’IMU per quanto concerne la prima casa (e così di tagliare anche erba sotto i piedi a Forza Italia). Il PD infatti si è allontanato dal successo alle europee del 26 maggio 2015, quando ottenne quasi il 42% dei voti, mentre l’Italicum, la nuova legge elettorale, prevede che il premio di maggioranza scatti in favore del partito che ottenga il 40% dei voti. E Renzi ha già compiuto un’altra mossa in favore di Berlusconi, dichiarandosi disposto a rivedere l’attribuzione del premioin favore non solo del partito che superi il ricordato quorum, ma anche della coalizione di partiti e gruppi, che è uno dei punti per i quali Berlusconi insiste, perché per lui è l’unica speranza, sia pur lontana, di arrivare a una futura vittoria elettorale. E questo cambiamento, appare oggi molto utile anche a un PD, che versa in una condizione diversa rispetto a quella del maggio dello scorso anno.
Probabilmente a tutte le forze politiche sarebbe gradito un premio di maggioranza alla coalizione vincente, per motivi sui quali non c’è bisogno di insistere. Piace anche alla minoranza PD…., che di critiche “da sinistra” è oggi fatta oggetto da molte parti, ma senza apertura verso un dibattito approfondito, che invece sarebbe auspicabile.
Tra quelle di maggior peso, Ezio Mauro, ad esempio, che le ha rimproverato di favorire Salvini e Grillo; o Filippo Ceccarelli che le ha dedicato un lungo articolo (Repubblica del 4 agosto), critico nei confronti di Renzi, ma soprattutto ricco di osservazioni molto forti per i resistenti (“un anno almeno di tricche-tracche che autorizza a nutrire più di un dubbio sulla tenuta,anche psicologica, dei guerriglieri del penultimo giorno … benedetta minoranza organizzatasi in misteriosi aggregati dalle improbabili denominazioni;…stuzzicare più che minacciare il governo; … vorrei ma non posso …”) e poi pochi scissionisti; con i giovani turchi subito al servizio del principe; un’inconfessabile gioco delle parti?; l’esperienza induce a pensare a motivi personalmente decisivi ma di poco momento; “i cani abbaiano non mordono”, mentre “altre bestiacce possono far male al premier”.
Polemiche argute, ma anche… facili e ben lungi dall’affrontare i problemi di fondo sui quali da sempre insistiamo e possibili oggetto di un dibattito foriero di evoluzioni più significative. Non solo, per la minoranza PD, certo, ma che per questo gruppo, o corrente politica che dir si voglia, potrebbe offrire un’occasione per aprire un dibattito tutt’altro che marginale.
La minoranza PD è erede del patrimonio politico di un partito la cui linea politica ci ha sempre trovato nettamente contrari e i cui sostenitori abbiamo sempre considerato corresponsabili dei gravi limiti della prima Repubblica. Ma proprio per questo motivo da un confronto con questa minoranza potrebbe scaturire una maturazione politica per l’intero paese.
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