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17/11/24 ore

Tirreno Power, una storia lasciata in alto mare


  • Luigi O. Rintallo

Si è visto come spesso, oltre che noia, i talk show e i programmi di “approfondimento” dedicati alla politica producano innanzi tutto disinformazione. Di recente essi si sono specializzati poi nella cosiddetta “docu-fiction”, vale a dire proporre in forma di “narrazione” i fatti di cronaca politica. Dalla trattativa Stato-mafia alla “terra dei fuochi” e all’Ilva di Taranto, sono come film “cult” da riproporre più volte le cui trame sono incentrate sui soliti ingredienti: gli intrighi di potere, la corruzione, la salute dei cittadini minacciata con il carico dei drammi personali e sociali.

 

È tuttavia singolare che storie che hanno gli stessi contenuti siano invece stranamente trascurati dalla compagnia di giro delle reti tv pubbliche e private. Prendiamo il caso della Tirreno Power, oggetto delle indagini della procura di Savona. Gli spunti sono del tutto simili: l’azienda energetica, sino a qualche tempo fa di proprietà della Sorgenia della famiglia De Benedetti e oggi passata a Gas France, è sotto inchiesta perché le sue emissioni nel corso degli anni avrebbero provocato centinaia di morti.

 

Vediamo i personaggi e interpreti di questa storia, la cui “narrazione” certo non sfigura rispetto ad altre molto più gettonate sui media. Abbiamo un esponente di governo che, stando alle intercettazioni pubblicate, si attiva per suggerire ai responsabili dell’azienda come “aggirare le prescrizioni” imposte dalle norme ambientali. Due ministeri – Sviluppo economico e Ambiente – che impegnano nell’elaborazione di una legge ad hoc, destinata a favorire l’azienda, i loro funzionari. I quali, parlando tra loro, si vergognano di quello che stanno facendo (“E meno male che siamo al ministero dell’Ambiente”, dice uno; mentre l’altro dichiara di sentire le mani “lorde di sangue” per il solo fatto di redigere tale norma).

 

C’è poi l’avvocato di Tirreno Power, Paola Severino, che ha rivestito per qualche anno la carica di Ministro di Giustizia e ora si incontra con il ministro Guidi dello Sviluppo economico sempre allo scopo di “studiare una soluzione”. Infine, non manca nemmeno il tentativo di intervenire sul pm che indaga, affinché il CSM gli sottragga l’inchiesta.

 

Insomma, una storia piena di interessanti risvolti – dal conflitto di interessi ai favoritismi - che spiegano bene i giochi di potere da basso impero. Ma che stranamente non è assurto agli onori della ribalta televisiva come le rivelazioni dell’”icona” antimafia Massimo Ciancimino o i casalesi di Gomorra. Chissà perché.

 

  


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