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16/11/24 ore

La crisi greca e l’Europa che non c’è



Le vicende della crisi greca risalgono ormai a oltre 5 anni fa e si sono protratte in questi anni senza che nessuno dei Governi europei abbia visto in questa vicenda una catastrofe imminente. Non voglio trattare di questioni economiche perché non sono esperto di questi temi e lascio a esperti l’analisi della vicenda sotto questo profilo.

 

Ritengo necessario affrontare la questione sotto il profilo politico con particolare attenzione alle ripercussioni sul piano della politica europea. Per farlo ritengo necessario esplicitare alcuni punti di partenza della mia riflessione. Ovviamente sono discutibili, ma li ritengo indispensabili per chiarire il mio punto di vista.

 

In primo luogo, solo l’idea dell’uscita dall’euro della Grecia, definita Grexit, è inaccettabile. Non importano i costi economici e gli interessi economici in campo. Il processo di formazione dell’Unione europea deve essere considerato irreversibile. L’euro è una sua parte fondamentale. Le tendenze al ritorno alle divise nazionali sarebbe semplicemente la distruzione dell’Unione.

 

Sappiamo benissimo quali sono le ragioni della nascita di questo fantastico e difficile esperimento che è l’Unione europea. Dovremmo ricordarci bene da dove siamo partiti e ciò che si voleva evitare con la nascita di un organismo politico che riunisse i paesi europei. Sia chiaro che distruggere quello che è stato costruito non è la strada per migliorare l’Unione, ma è la via per affossare definitivamente il progetto. Sul serio qualcuno pensa che i paesi europei possano contare qualcosa sulla scena internazionale da separati? Siamo destinati ad essere irrilevanti sul piano internazionale senza l’Unione europea.

 

In secondo luogo, si continua ad usare l’espressione “i tecnocrati di Bruxelles” per suscitare l’idea che le decisioni politiche siano prese da gruppi di funzionari privi di una legittimità popolare e democratica. Fermo restando che questo problema è presente in tutti gli Stati nazionali e rappresenta senza dubbio il problema centrale su cui è bene riflettere. Tuttavia, nel caso specifico dell’UE, mi sembra chiaro che questa immagine sia quanto meno pretestuosa e fuori luogo. Si guardi bene chi sono gli attori decisionali nell’Unione. Coloro che assumono le reali decisioni vincolanti e le impongono. Mi sembra chiaro che l’Unione sia nelle mani dei Governi degli Stati nazionali, il cui peso non è affatto equilibrato da un Parlamento europeo e una Commissione che sono estremamente deboli.

 

Arrivando al tema della crisi Greca ciò che emerge da questa vicenda è la totale irrilevanza delle istituzioni dell’Unione. La partita è giocata solo dai Governi nazionali alla presenza di Istituzioni europee che non sono in grado di porre una linea che preservi gli interessi dell’Unione. Il braccio di ferro fra il Governo greco e tedesco è nulla di più che uno scontro di potere all’interno dell’Unione.

 

Le vicende economiche sul debito greco sarebbero risolvibili tranquillamente se l’Europa fosse una federazione. Si pensi alle vicende interne agli Stati Uniti sul caso del debito dello Stato della California. Il tentativo, stucchevole, del governo greco di porre la questione sul piano della democrazia e sovranità nazionale contro il dominio dell’Europa, mette la discussione su un piano estremamente pericoloso ed irresponsabile per gli interessi dello stesso popolo greco. La cessione di sovranità è una necessità indiscutibile per un processo di reale integrazione europea. Reclamare la sovranità e chiedere aiuti all’Europa è contradditorio.

 

Il tema della democrazia non ha senso sul piano interno. Il popolo greco ha scelto legittimamente il suo Governo e votato con referendum le sue decisioni sulla vicenda. Ciò non vuol dire che l’Unione debba piegarsi alle decisioni del popolo greco. Il tema della democrazia ha senso a livello di Unione europea. Servono istituzioni elette democraticamente dagli europei che assumano decisioni e poteri vincolanti per tutti. Serve un maggiore equilibrio fra gli interessi nazionali e quelli dell’Unione. Se sarà così le future crisi saranno affrontate con maggiore semplicità. Se non sarà così prepariamoci a diventare una piccola periferia che osserverà le altre potenze decidere le regole del gioco e gli equilibri mondiali.

 

Zeno Gobetti

 

 


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