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16/11/24 ore

Anche questa volta Draghi ce l’ha fatta


  • Silvio Pergameno

Il passo era difficile perché urtava contro una resistenza accanita dei tedeschi virtuosi per evitare di essere coinvolti nelle conseguenze delle sconsideratezze degli scialacquatori del Sudeuropa. La BCE alla fine l’ha spuntata, con qualche… sacrificio.

 

Si è tenuta nell’ambito delle clausole dei trattati, perseguendo una politica finanziaria – monetaria di leggerissima inflazione (2%), considerata ottimale ai fini del mantenimento della stabilità, senza correre i rischi della deflazione (oggi minacciosa). Ha deciso l’aumento delle disponibilità per l’acquisto di titoli pubblici e privati da 2000 a .140 miliardi di euro in 19 mesi a partire dal prossimo marzo e fino al settembre 2016; poi se necessario potrà proseguire.

 

Un aumento che ha sorpreso per la sua mole. I singoli paesi dell’euro ne fruiranno in base a un riparto proporzionale. Di qui la risposta positiva delle borse europee interessate. L’esito dello scontro a Francoforte non rappresenta una sconfitta totale per i tedeschi i quali hanno ottenuto buona parte di quello che a loro interessava di più: non essere costretti a pagare per altri: la BCE infatti sarà responsabile solo per il 20% del rischio; il resto farà carico alle banche nazionali. Così hanno seguito la regola dell’indipendenza della BCE, ma bisognerà vedere quali saranno le reazioni all’interno del paese.

 

Il risultato sembra dal punto di vista politico generale il punto di maggior rilievo. Il fatto che la BCE fosse riuscita nel tentativo di una completa assunzione di responsabilità avrebbe significato che i tedeschi ragionavano in termini europei, invece fanno un po’ un ragionamento da leghisti, per i quali il nostro nord non deve pagare per il nostro sud…

 

Comunque, come è già successo, resta dimostrato che l’Europa compie passi positivi quando riesce a muoversi al livello europeo e l’intervento di giovedì scorso di aspetti positivi ne presenta. Ci sarà più liquidità e quindi maggiore disponibilità per prestiti alle imprese; l’euro si è già ulteriormente svalutato e le esportazioni (sulle quali l’Italia ha sempre puntato nella sua politica economica) risulteranno agevolate; il famoso spread è divento più basso; ci saranno un po’ meno di interessi da pagare; esiste maggiore possibilità che investitori stranieri arrivino in Italia . E qui contano molto le riforme: mercato del lavoro, contrattazione aziendale, durata biblica dei processi e incertezza degli esiti….

 

Queste misure dovrebbero indurre gli avversari dell’euro a riflettere, anche perché un paese più piccolo dell’Italia, come la Spagna, che non aveva un debito pubblico come l’Italia ma presentava una disoccupazione doppia della nostra, essendosi rimboccate le maniche e avendo seguito le regole europee si sta rimettendo in sesto più rapidamente.

 

L’Italia arranca, anche perché il debito pubblico continua imperterrito a crescere, stante la resistenza – sembrerebbe irresistibile – a ogni spending review, proprio per quanto da sempre si sostiene su queste pagine: gli interessi particolari, in connessione con il voto di scambio, riescono ad avere sempre partita vinta.

 

 


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