A tre anni di distanza di nuovo un’alluvione ha colpito la città di Genova, con conseguenze ancora una volta molto pesanti. È l’ennesimo caso di calamità naturale (solo in parte) che con ricorrenza ravvicinata si rovescia sul territorio, senza che nessun governo, nessun parlamento, nessun partito abbia mai dato a questa piaga l’attenzione e la centralità che le è dovuta, se non altro per rispetto verso i cittadini.
Nel caso del capoluogo ligure, è stato rilevato che dopo il disastro del 4 novembre 2011, era stato provveduto allo stanziamento dei fondi necessari per una sistemazione idrogeologica della zona ed era stato dato avvio all’esecuzione delle opere, ma poi il tutto si era bloccato a causa di ricorsi presentati dalle ditte che nella gara per l’assegnazione dell’appalto non erano riuscite vincitrici.
Bisogna dire con chiarezza che si tratta di una situazione inaccettabile.
Se, sia pure con approssimazione, si cerca di fare i conti con i tempi dei procedimenti, si può benissimo arrivare alla conclusione che nel presente caso non si debbano registrare ritardi. Dopo l’alluvione si sarà dovuto fare un accertamento della natura del suolo e della condizione dei corsi d’acqua, sarà stato necessario poi redigere una perizia delle opere da eseguire con il calcolo dei relativi costi, predisporre una gara di appalto per la scelta dell’impresa cui affidarne l’esecuzione, svolgere le connesse procedure e arrivare all’inizio lavori, poi non avviati o bloccati a causa di ricorsi da parte dei con correnti rimasti esclusi, ricorsi non ancora giunti a decisione, salvi poi i tempi per gli eventuali appelli davanti al giudice di secondo grado…
Oltre tutto la materia dei lavori pubblici e dei pubblici appalti è, come è noto, sempre stata incandescente. E intanto poi capita quello che è successo pochi giorni fa. Anche se, per contro, non si può negare il diritto ad avere giustizia in imprese che ritengono di aver subito qualche torto. L’art. 113 della costituzione è molto preciso al riguardo (Contro gli atti della Pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi).
Siamo sepolti sotto una valanga di leggi e di regolamenti, ma non c’è una disposizione che dirima il terribile conflitto tra chi agisce in giudizio per la tutela di un diritto patrimoniale che presume violato e chi si vede esposto a rischio grave per la sua stessa sopravvivenza, che deve essere in ogni caso assicurata. Anche ove possa esser chiaro che la gara di appalto abbia avuto un andamento zoppicante.
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