Dal 2010, anno della prima edizione della Leopolda, quella odierna è la prima dopo un anno di governo di Matteo Renzi. Mentre sui mezzi di informazione sembra prevalere la diatriba sulla natura del convegno, se sia una kermesse personalistica del premier o una conferenza programmatica di partito, qui preme evidenziare un altro aspetto.
Negli anni passati, le riunioni alla stazione fiorentina sono state l’occasione per prefigurare un progetto e anche un diverso approccio politico, caratterizzato da intraprendenza e pragmatismo. Gli slogan (100 cose da fare subito, la rottamazione, Adesso…) descrivevano un modo di affrontare l’agone politico inedito per la sinistra italiana, tanto da ricordare ai suoi critici i vituperati anni Ottanta durante i quali si produsse l’assalto alla sclerotica rappresentazione del consociativismo.
La Leopolda 5, che si sta svolgendo in queste ore, è cosa diversa perché si innerva nell’azione concreta di governo di otto mesi. Otto mesi da premier, che hanno visto Matteo Renzi al centro dello scenario senza reali competitori e soprattutto fruitore di una generale buona disposizione di gran parte dell’opinione pubblica.
Ma quali sono i risultati effettivi di quest’azione di governo? Di quanto prospettato nei passati convegni è assai difficile trovare un riscontro nei provvedimenti – pur numerosi – annunciati o anche approvati. È difatti incontrovertibile che tanto gli interventi sulla giustizia quanto quelli sul lavoro e sul fisco non hanno coinciso con alcun vero "cambiamento di verso".
Questo non significa iscriversi alla schiera dei critici occulti, che un po’ farisaicamente operano per ostacolare ogni ipotesi di mutamento. Significa soltanto prendere atto della realtà, come deve fare un’informazione che si attiene ai dati di fatto. E sul piano politico vuol dire lanciare un’esortazione a non girare a vuoto, ma piuttosto aggredire con determinazione e precisione le cause dell’ingessatura del paese senza puntare soltanto agli effetti speciali.
Quelli servono, forse, per rafforzare il consenso e costruire sistemi di potere, ma sono poco utili per riforme profonde.
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