Botte da orbi − o quasi − tra i grillini, ormai persi nel proprio vuoto politico. Ai margini dell'assemblea congiunta dei parlamentari del M5S di due giorni fa, infatti, il senatore Alberto Airola e la deputata Eleonora Bechis sono quasi venuti alle mani, tanto da rendere necessario l'intervento dei commessi.
Airola per minimizzare lo scontro ha evocato, come da buon manuale grillino, i soliti "problemi tra attivisti del territorio e gruppo parlamentare", ma in realtà al centro della vicenda ci sarebbe − in maniera alquanto comica − una querela per una lite sui social network. "Siamo il popolo del vaffa, non possiamo denunciarci tra di noi per uno screzio su Fb" ha ammesso alla fine il senatore pentastellato.
Il dato politico da rilevare, ad ogni modo, non è tanto l'ennesimo conflitto interno nel gruppo del M5S, da tempo ormai una polveriera pronta ad esplodere, quanto il fatto che ad esempio, nonostante l'evidente incapacità del movimento di farsi portatore di proposte politiche concrete, prima dello scontro l'assemblea in questione fosse stata rinviata dal momento che erano presenti soltanto una quarantina di parlamentari.
A conferma che tra i grillini non vi sia alcuna volontà di rimediare ad una paralisi politica a dir poco paradossale. L'importante è che ci sia un nemico da additare. E se non ci pensa Grillo, ci pensano direttamente i suoi "falchi", come è accaduto in questi giorni con l'ex senatore M5S Luis Alberto Orellana. Il senatore è finito infatti nel mirino dai suoi ex compagni di partito per aver votato, in maniera decisiva per il governo, a favore della nota da variazione del Def che rinvia al 2017 il pareggio di bilancio.
Tralasciando l'ulteriore contraddizione di vedere un movimento da sempre contrario alle logiche di austerity di Bruxelles votare no al rinvio del pareggio di bilancio (memorabile la "motivazione" della celebre senatrice M5S Paola Taverna: "Il Def consegna l’Italia all’Imperialismo europeo"), si è dovuto assistere all'ennesima raffica di insulti ai danni di Orellana: "Assetato di sete e potere", "sanguisuga", "schifo di uomo" (quest'ultimo dell'elegantissimo Alessandro Di Battista, idolo degli attivisti grillini).
Anche Orellana pare celare in sé una macroscopica assenza di proposta politica e sintetizzare molte delle contraddizioni grilline ("Secondo l’art. 67 della Costituzione il parlamentare è libero da vincolo di mandato e deve rispondere alla propria coscienza”, ha dichiarato Orellana per spiegare il suo voto, scoprendo una questione in realtà presente da lungo tempo e ben prima che lasciasse il movimento in nome della democrazia − si pensi all'usanza delle "dimissioni in bianco" da parte dei consiglieri locali del M5S), ma una verità, in mezzo a questi paradossi, l'ha detta. E cioè: "I 5 stelle stanno perdendo il lume della ragione, insistono su una posizione becera in Parlamento, quella della chiusura totale, della pura propaganda. I voti dati ai 5 stelle sono voti buttati al vento". "Nel loro gruppo c’è sofferenza e trovare il nemico all’esterno li aiuta a restare uniti" ha proseguito Orellana, che poi ha concluso: "Grillo al Circo Massimo ha augurato all’Italia di andare a rotoli, vuole una sorta di guerra civile in modo che ci sia uno shock dal quale far uscire vittorioso il M5S".
Intanto, come se tutto ciò non bastasse, in Parlamento Europeo l'uscita di una deputata lettone dal gruppo dell'Efdd, che riuniva i parlamentari del M5s e quelli dell'Ukip di Nigel Farage, ha fatto mancare le 7 nazionalità necessarie e ha portato così allo scioglimento del gruppo. Gli eurodeputati grillini saranno così costretti, al pari del Fronte Nazionale francese e della Lega Nord, a lavorare nel gruppo dei "non-iscritti".
La posizione di “non iscritto” implica forti limitazioni dal punto di vista dell'attività legislativa (dall'impossibilità di presiedere commissioni all'alto numero di firme necessarie per presentare un semplice emendamento). Ma questo, vedendo cosa (non) è riuscito a fare il M5S finora all'interno dei confini nazionali, non dovrebbe rappresentare un grande problema.
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