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16/11/24 ore

Draghi vs Shäuble, una questione di punti di vista


  • Silvio Pergameno

Polemica a distanza e condotta in forma indiretta, ma non per questo meno puntuale, fra il Presidente della Banca Centrale Europea e il Ministro delle Finanze della Germania. Le posizioni sono note: preoccupato per la modestia e l’incertezza della ripresa economica degli stati dell’Unione e per una disoccupazione che si fa sempre più alta (in fondo non c’è che la piccola Irlanda che, effettuata una forte cura di riforme, oggi presenta una dimensione molto ragguardevole di crescita - oltre il 7%), Mario Draghi fa il possibile entro i confini del suo potere per stimolare indirettamente l’economia europea, iniettando liquidità sul mercato; il Ministro tedesco invece si schiera apertamente contro l’acquisto di titoli di credito da parte della Banca Centrale Europea, che Mario Draghi sta ponendo in essere, e contro la prospettiva che il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker possa destinare ad investimenti 80 miliardi di euro dell’ESM, Meccanismo di Stabilità Europea

 

La posizione di Draghi appare, in ogni caso, sia molto più equilibrata, in quanto mira sì ad iniettare liquidità nel mercato europeo ma resta attenta al rispetto della regolarità dei conti degli Stati, come condizione perché gli stessi possano usufruire dei vantaggi che la BCE rende disponibili, non soltanto, ma anche e soprattutto ispirata da una visione “continentale” dei problemi, in corrispondenza con la posizione dell’Istituto che presiede.

 

Schäuble invece esprime soltanto un limitato punto di vista nazionale e tra l’altro neppure condiviso da tutta la coalizione di governo del suo paese (i socialdemocratici,infatti, sono più aperti verso le esigenze di una politica che stimoli la ripresa, senza comunque affiancarsi alle posizioni dei portatori di una politica anti-austerity, animata dal solo scopo di non fare riforme).

 

La netta diversità dei punti di vista dei due alti personaggi non si risolve quindi in una disputa accademica, ma esprime due direttive politiche, che possono segnare in modo molto rimarchevole il domani dell’Europa e soprattutto il ruolo della Germania, il paese più forte dell’Unione Europea, che però non riesce ad assumere un ruolo di leadership in Europa e sembra inclinare sempre più accentuatamente verso una dislocazione decisamente nazionale.

 

È certamente vero che la Cancelliera Angela Merkel non perde occasione per dichiarare la sua lealtà e fedeltà verso la politica europeista, ma, evidentemente, proprio per la carica che ricopre e per l’esigenza di rispondere al suo elettorato, non è in grado di dare all’azione del suo governo contenuti meglio rispondenti alle finalità dichiarate, anche se giorno dopo giorno non può che prendere atto del fatto che la dimensione sempre più nazionale della sua politica produce evoluzioni in direzione del tutto contrarie a ogni avanzamento della costruzione europea.

 

Le recenti elezioni europee hanno infatti rivelato un notevole successo dei movimenti contrari alla prospettiva dell’unificazione del continente, e, in particolare proprio in Germania sono emersi segnali particolarmente preoccupanti di questo fenomeno. La crescita di Alternative für Deutschland ne rappresenta una delle prove maggiormente significative, perché non si tratta di un movimento vagamente protestatario, espressione di facile ed effimero populismo.

 

Alternative für Deutschland è guidata e sostenuta da economisti, docenti universitari, giornalisti, industriali…vuole richiamarsi a principi della tradizione democratica e liberale, si rivolge alla borghesia tedesca e, in particolare, adotta una linea euroscettica molto subdola, perché non rigetta qualsiasi forma di europeismo, ma poi in concreto rema contro. Il suo bersaglio è soprattutto l’euro. E si tratta di un movimento in grado di trovare rispondenza diffusa nell’elettorato tedesco.

 

Due tendenze politiche si stanno così oggi confrontando, piene di gravi implicazioni per il prossimo futuro, anche perché occorre inquadrare il contrasto delineato nel contesto complessivo del panorama politico europeo – sul quale gravano le due gravissime situazioni dell’Ucraina e del Medio Oriente, di fronte alle quali non esiste una politica europea sostenuta dal peso e dall’autorevolezza di una dimensione continentale.

 

 


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