Papa Bergoglio, il papa buono e misericordioso, che ha voluto assumere il nome del santo autore del "Cantico delle creature", ha compiuto un gesto che non si può non considerare clamoroso: ha disposto l’arresto di un vescovo accusato di pedofilia. E l’arresto è stato eseguito dalla gendarmeria pontificia. Una misura inusitata che sicuramente incide sul modo di essere della Chiesa.
In tutte le situazioni… scabrose, Il Vaticano aveva sempre mirato ad evitare il pubblico scandalo e se adottava provvedimenti nei confronti di membri del clero colpevoli, essi erano di natura disciplinare, come il trasferimento di sede, o propri dell’ambito ecclesiale, come la riduzione allo stato laicale. Un comportamento che l’opinione pubblica interpretava come tendenza a coprire i fatti spiacevoli.
E vien subito fatto di pensare che l’arresto, il seguito di un processo, di una sentenza di natura penale e di una sentenza da eseguire non rappresentino soltanto un’innovazione, ma si configurino come misure di stampo statuale, di esercizio di un potere e di natura strettamente giuridica più che ecclesiale. L’ingresso nel campo penale testimonia del fatto che si prendono in considerazione dei reati, più ancora che dei peccati.
Papa Francesco ha voluto reagire a una situazione gravemente dannosa per l’immagine della Chiesa ed ha scelto una strada che testimonia della volontà di tenere in conto la pena sofferta dalla vittima e il sentimento di riprovazione e lo sdegno suscitato nei fedeli a c ausa di comportamenti molto gravi e per di più contrari proprio a un tratto profondamente caratterizzante della specificità cristiana, come l’amore per i fanciulli e il rispetto per la delicatezza della sensibilità dei più giovani.
Ma c’è da chiedersi se proprio da un papa antitemporalista come papa Francesco sia potuto arrivare un provvedimento la cui adozione comunque fa pensare proprio all’esercizio di un potere di natura temporale da un lato, mentre dall’altro nell’arresto di un vescovo disposto dal vescovo di Roma sembra di possa anche intravedere una riaffermazione del primato della Santa Sede, come vertice della gerarchia.
E questo proprio in un tempo nel quale l’esigenza conciliare bussa con insistenza alle porte della basilica di San Pietro.
C’è infine un altro aspetto che la questione della pedofilia nell’ambito della Chiesa cattolica fa emergere, in un campo del tutto diverso da quello nel quale si sono tenute le considerazioni che precedono; e questo aspetto si profila nel momento in cui si prende coscienza della portata del fenomeno. Ben cinquemila sacerdoti sono stati denunciati per pedofilia – e quattro vescovi sono sotto inchiesta - (v. Repubblica dello scorso 26 settembre); in Polonia diciannove sacerdoti sono stati condannati per questo reato.
Si tratta di cifre molto elevate, anche a voler tener conto del fatto che i cattolici nel mondo sono centinaia e centinaia di milioni; e resta allora da chiedersi se la piaga rientri nella media statistica generale o se abbia caratteri propri.
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