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16/11/24 ore

Il referendum scontato dell'Ucraina e le reazioni di routine dell'Occidente


  • Silvio Pergameno

Il referendum organizzato alla bene e meglio dai filorussi dell'Ucraina ha avuto l'esito scontato, senza neanche la presenza dei carri armati russi e con Putin che ne esce anche con la faccia ripulita dopo le dichiarazioni rilasciate alla vigila della consultazione (richiesta ai secessionisti di rinviare il refenedum, ritiro delle truppe russe, apertura sulle elezioni presidenziali a Kiev del 25 maggio).

 

Putin bara al gioco, i secessionisti fanno il loro comodo, noi mettiamo le sanzioni, noi non riconosciamo l’esito… ecc. ecc.: reazioni occidentali di pura routine, senza alcun riferimento alle condizioni di fatto. Dopo l’esito della votazione cosa può fare Kiev nella situazione in cui versa, con i russi che hanno il coltello dalla parte del manico e per ogni eventualità possono dire che intervengono in difesa di un voto popolare e della democrazia e la popolazione russa esultante per il nuovo successo (dal loro punto di vista, dopo la Crimea)?

 

E quali gli sviluppi prevedibili? Primo: si può ritenere che nessuno voglia aggravamenti della contrapposizione in atto, se non altro perché troppi sono da entrambe le parti gli interessi che ne sarebbero compromessi. Secondo: cosa farà Putin? Sicuramente cercherà di annettere alla Russia le province secessioniste o quanto meno di creare una zona indipendente o con fortissime autonomie, che gli consentano un wait and see aperto a futuri, non imprevedibili, sviluppi per lui favorevoli; forse senza calcare troppo la mano perché le sanzioni occidentali a questo punto assumono un ruolo più rilevante.

 

Terzo: l’Ucraina di Kiev ne esce al momento bastonata con tutto l’Occidente, ma in una situazione nuova, suscettibile di sviluppi non necessariamente tutti negativi. Dal lato delle passività c’è il problema delle popolazioni ucraine che restano nei territori secessionisti e l’altro della perdita di regioni minerarie e industriali di grande importanza per il paese e quindi a rischio di aggravamenti delle condizioni economiche, già periclitanti, con un’Europa neghittosa e bene imbottita del partito putiniano, con i pesi reali scaricati tutti o quasi su Washington.

 

Kiev, peraltro, potrà forse perseguire una politica filoccidentale più marcata, sempreché Putin non sia in grado di inventarsi qualche altro stratagemma per stringere gli occidentali, indebolire ulteriormente l’Ucraina e proseguire nell’opera di recupero del perduto a causa del crollo dell’Urss, sempre nell’ottica dell’aggressione da parte della NATO e dell’accerchiamento capitalistico di buona memoria. E con speranze assai limitate per gli ucraini in cerca di libertà e di un po’ di benessere (come è stato per polacchi, cechi, baltici… ) con lo sguardo verso un Eldorado sfuggente.


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