Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/12/24 ore

Informazione di Regime: i radicali inutili e inesistenti, una cultura politica da liquidare


  • Roberto Granese

Su queste pagine, da qualche tempo, si va ribadendo un concetto, sicuramente grave, coniato dal nostro direttore, quello di "società delle conseguenze". Conseguenze di che ed in che senso? Per chi non lo avesse ancora affrontato o compreso, il concetto è semplice quanto efficace.

 

Partendo da una società ammorbata, privata di ogni luogo di dialettica e riforma, in cui si sono abbattute le deontologie professionali, in cui l’unica cosa che è rimasta è l’estrema corporativizzazione e la lotta per il potere tra i poteri, in particolare ora all'interno delle corporazioni stesse,  in cui il conflitto sociale è stato sopito a colpi di redistribuzione clientelare del reddito da rendita di posizione geopolitica e da aumento incontrollato del debito pubblico, in una società con queste ed altre premesse, non ci si può aspettare che anche un solo attore sociale possa essere immune da questa forma di appestamento culturale che è oramai elemento strutturale della società stessa.

 

Le speranze di cambiamento sono purtroppo legate ad un quadro che non possiede più, in se stesso, i germi del cambiamento ed in cui tutti, compresi quelli da cui ci si aspetterebbe una più viva e appassionata vocazione alla partecipazione, sono infiacchiti, privati di ogni capacità critica ed analitica che possa mettere veramente in discussione il Sistema e permettere di confrontarcisi democraticamente e altrettanto democraticamente di  riformarlo.

 

Le apparizioni e le citazioni dei Radicali sui media di Regime in questi giorni di campagna elettorale per le europee, analizzati in questa chiave, sono un’illuminante esemplificazione di come questo modello fornisca effettivamente una chiave di lettura ai fenomeni presenti nella società italiana odierna.

 

Parlando per assurdo il concetto potrebbe essere che se una società è abituata a gente che si batte per denunciare la tortura, appurato che la tortura pesiste, e la società ne è avvertita, non ha più senso l’esistenza di questa gente che caparbiamente insiste in questa sterile denuncia. 

 

Chi legge penserà  ad un paragone particolarmente carico o iperbolico ma, in buona sostanza, è questo il concetto filtrato dalle parole del dott. Alessandro Giuli, giornalista de Il Foglio del pur bravo e intellettualmente strutturato Giuliano Ferrara, che ha liquidato a  "Linea Notte", due giorni fa, la Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini che cercava, indubbiamente con poco mordente, di illustrare la paradossale situazione in cui le carceri scoppiano, la scadenza della sentenza della corte europea si avvicina, il parlamento ignora serenamente le richieste del Capo dello Stato in merito, i radicali disertano nel totale disinteresse dei media le elezioni europee per sottolinearne l’illegalità e l’unica forma di interesse verso Pannella che continua lo sciopero della sete è quello destato da una sua possibile dipartita.

 

Giuli dichiara, quasi con candore, la sua posizione di meraviglia nei confronti dell’accanimento radicale: se ne è interessato il Presidente della Repubblica al problema delle carceri, perché insistete?  Gli italiani hanno già assorbito, in tutte le forze politiche, le istanze radicali, che esistono a fare ancora? Sono inutili e superati.

 

Forse ha ragione Guidi e, avendo assorbito per via epidermica le lotte radicali, siamo tutti Radicali, anche senza saperlo, ma chissà perché pare che spesso neanche i Radicali siano radicali e che tutta questa compartecipazione diffusa si traduca soltanto nel nulla più assoluto, fino alla ridicolizzazione, da parte del parlamento, anche dello stesso Presidente della Repubblica con la totale solidarietà della corporazione mediatica.

 

Del resto bisogna pur dire che negli ultimi giorni la presenza o la citazione dei radicali sui media c’è stata … bisogna vedere in che termini però.

 

Oltre la citata presenza notturna della Bernardini su Rai Tre, sempre due giorni fa, un altro giornalista intervistato a SkyTG24, portando avanti la campagna antigrillina lanciata da Ferrara, spiegava che delle elezioni europee agli italiani non fregava molto, che, anche se Grillo prendeva una percentuale altissima di voti, non c’era di che preoccuparsi, era già successo ai Radicali nel 1999 ed erano spariti alla tornata elettorale successiva. (peccato che lo stesso non citasse che i radicali per avere la visibilità necessaria ad avere quell’otto e mezzo percento si erano venduti anche la camicia, cosa che non sembra rientrare nel caso Grillino e questo prescindendo le immani differenze storiche, culturali e politiche dei due casi accostati).

 

Un’altra presenza, non citata nemmeno da Radio Radicale, è quella dell’ex segretario Mario Staderini ospite qualche giorno fa a Sky TG24 pomeriggio in cui si disquisiva a proposito dei fatti della finale di Coppa Italia all’Olimpico.

 

In un mondo dell’informazione profondamente antiliberale quello che viene fuori è un uso ai limiti tra la farsa e la commedia volgare di tutti gli attori che questa società può offrire al pubblico ludibrio per il sollazzo della stessa: falsi, iperboli, mistificazioni e accanimento feroce che sono una cartina tornasole dello stato di marcescenza del Paese; la conseguenza più evidente dell’azione di quella Partitocrazia che qualcuno, nella citata trasmissione di Rai Tre, definiva termine desueto e incomprensibile. Già perché come un numero di Quaderni Radicali ricordava siamo alla "Partitocrazia senza partiti"!

 

 


Aggiungi commento