Susanna Camusso accusa Matteo Renzi di torcere la democrazia verso la governabilità, insofferente per la concertazione con le parti sociali, cui nega ruolo di partecipazione e di sostanziamento della democrazia.
Proprio così! Anche se pare quasi impossibile che a circa cento anni di distanza dalla marcia su Roma esista tutto un mondo (la leader della CGIL non è certo sola e abbandonata su questa strada) incapace di riflettere sul fatto che fattore di grande rilievo nell’avvento del fascismo fu proprio la crisi di governabilità nella quale il paese era caduto a quei tempi.
Certo, anche nella discussione della carta costituzionale si è incorsi nello stesso errore, ma almeno a quel tempo c’erano almeno due giustificazioni di rilievo: si usciva da una dittatura e la cultura delle forze prevalenti non era particolarmente ispirata ai principi del liberalismo istituzionale; non solo, ma nella nostra carta fondamentale qualche correttivo al rischio di ingovernabilità che pur vi era pur contenuto è stato di fatto travolto in una prassi corporativa, attenta unicamente a dare per l’appunto partecipazione a tutti i più minuti interessi, con gli esiti che abbiamo sotto gli occhi, in un quadro esaltante di voto di scambio generalizzato.
Oggi, purtroppo, siamo alla frutta e cerchiamo di consolarci dicendo che è tutta colpa dell’Europa e dell’euro, che pur ne hanno, ma insistiamo nel rifiutarci di compiere un serio esame i coscienza sulle fonti dei nostri guai.
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