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16/11/24 ore

Le carceri e il digiuno di Pannella


  • Silvio Pergameno

Non appena "rianimato" Marco ha ripreso la sua campagna per riportare gli istituti di pena nei limiti della legalità, confortato da una telefonata di papa Francesco, il quale c’è da augurarsi faccia sentire la sua voce sul piano dei diritti umani, come avvenne al tempo di papa Wojtyla: la chiesa "pastorale" non può tenersi alla larga da una condizione tanto disumana come quella che affligge le carceri del nostro paese.

 

Siamo un paese di grandi tradizioni culturali, artistiche e giuridiche, ma siamo anche l’ultimo paese dell’Unione in materia di carceri e il penultimo nell’Europa nella sua totalità ed è una vergogna intollerabile. Eppure le nostre prigioni potrebbero essere ricondotte a una condizione quanto meno nei limiti della capienza effettiva degli istituti di pena con un provvedimento che non dovrebbe incontrare difficoltà, sicuramente minori di quelle che sempre si presentano quando si tratta di provvedere all’adozione di misure di clemenza, e ciò stringendo legislativamente i freni all’adozione delle misure così dette cautelari, un campo nel quale, viceversa, primeggiamo.

 

In questo caso non si tratterebbe nemmeno di clemenza, ma di assicurare il rispetto del diritto. Non si può, infatti, ritenere che sia conforme alla legalità che il cittadino debba essere privato della libertà con astrizione a condizioni personali che rappresentano una forma di tortura, non in senso giudiziario, cioè come strumento per estorcere confessioni – ovviamente – ma in senso comune, cioè di gravi maltrattamenti, che rientrano in altre forme di reato.

 

Un contesto nel quale, e non si tratta dell’ultimo problema, è ben nota l’ampiezza delle assoluzioni per reati … non commessi. Osserva "Il Foglio" che occorre riflettere sui numeri del sovraffollamento gonfiati in gran parte dalla custodia cautelare, e sembra un po’ poco di fronte alla grande tragedia che si nasconde dietro le statistiche: occorre aprire un dibattito nazionale politico giudiziario, in particolare nel momento in cui l’Italia si accinge ad assumere la presidenza dell’Unione, recando sulle spalle il peso di un disonore che ci rende impresentabili.. al costo di stabilire, fatti quattro conti, che più di tante in un anno non se ne possono stabilire.

 

 


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