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16/11/24 ore

Un vertice per l’Ucraina


  • Silvio Pergameno

La settimana entrante dovrebbe tenersi un incontro tra Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Ucraina per un confronto e, possibilmente, una soluzione, per quest’ultimo paese, un incontro al quale le parti interessate arrivano in condizioni quanto mai difficili.

 

La situazione è stata largamente descritta e commentata e si apre su uno scenario caratterizzato dalla precisa volontà della Russia di tenere l’Ucraina nell’ambito della propria orbita, in quanto parte integrante del piano eurasiatico che essa persegue. Questo punto non è condiviso in Occidente e si veda ad esempio la posizione dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta (già consigliere diplomatico di Berlusconi - Corriere della Sera del 9 aprile u.s.), il quale nega apertamente la presenza di un simile disegno, che invece viene considerato come l’orientamento di fondo tradizionale della politica russa da Bernardo Valli (La Repubblica dell’11 aprile) ed espressione della missione imperialista già carezzata dai tempi degli zar, sostenuta poi dall’Unione sovietica su un percorso caratterizzato da motivazioni di ordine sociale e ora ripreso da Putin, che trova in esso forti elementi di consenso nella popolazione, sollecitata nelle aspirazioni nazionalistiche.

 

C’è qualcosa di più e di più preciso, come ricorda l’articolista di Repubblica: l’8 dicembre 1991, all’atto della dissoluzione dell’Unione Sovietica e della creazione - con le firme di Russia, Ucraina e Bielorussia - della Comunione degli Stati Indipendenti (quella C.S.I. che non ha avuto fortuna), la nozione di Eurasia fu resuscitata e molto di recente, nel novembre 2011, Russia, Bielorussia e Kazakstan hanno deciso di mettere in cantiere l’Unione Eurasiatica entro il 2015.

 

E qui siamo in piena era putiniana, con un passaggio che ha tutti i caratteri dell’operatività, si colloca in un quadro preciso di contrapposizione sul piano economico e strategico all’Unione Europea e mira ad arginare l’influenza della Cina sulle repubbliche già sovietiche dell’Asia Centrale. L’Ucraina, argomenta Bernardo Valli, è parte essenziale di questo disegno e l’orientamento manifestato da Kiev con l’idea di un’associazione con l’Unione Europea, per quanto lontanissima da una vera forma di adesione (anche per le solite cautele e supercautele europee…), contraddice apertamente la prospettiva eurasiatica e ne contesta proprio la prospetiva di fondo. Di qui l’enorme rilevanza dell’insurrezione di piazza Majdan con il presidente Yanukovich filorusso costretto a fuggire a Mosca, con evidenti (e non scarsi) riflessi negativi sul progetto putiniano.

 

Putin assume un atteggiamento protettivo nei confronti dell’Ucraina, esposta allo sfruttamento da parte dell’Unione Europea che non solo non fa nulla per aiutarla ma compera minerali e materie prime a basso costo e vende i propri prodotti a prezzi alti, mentre la Russia le fornisce energia a basso costo, tra l’altro accumulando forti crediti per mancati pagamenti; non solo, ma gli stessi paesi europei da una persistenza della crisi dei rapporti potrebbero trovarsi esposti a disagi pesanti in quanto gli ucraini potrebbero usare il gas delle condotte verso l’Europa e che passano per il loro territorio…

 

Il premier russo giustifica poi in pieno l’intervento in Crimea, motivato con il fatto che nella regione volevano il ritorno alla Russia un milione e mezzo di abitanti su un totale di due milioni e trecentomila. Il Cremlino ha ammassato truppe al confine con l’Ucraina orientale, mentre Kiev ha dato un ultimatum ai russi di Donets’k, Luhans’k e Kahrkov che hanno occupato edifici pubblici en si sono trincerati dentro, minacciandone lo sgombro con intervento dell’esercito, una mossa azzardata, anche se Mosca non può contare nella zona su una maggioranza di russi (il 18% della popolazione vuole andare con la Russia, il 15% accetterebbe un’Ucraina federale ma il 65% vuole mantenere lo statu quo.

 

Difficile in questa situazione ipotizzare quali esiti potranno scaturire dall’incontro della settimana prossima tra le parti interessate, soprattutto per la debolezza dell’Europa esposta al ricatto energetico e sprovvista di alternative, per lo meno immediate e sostanzialmente su posizioni di estrema prudenza: la Crimea è dimenticata, di sanzioni alla Russia se dovesse compiere altre azioni si parla sì e no e in termini molto vaghi, senza che ci sia nulla di pronto, si sottolinea la necessità di evitare azioni e reazioni che possano aumentare la tensione, c’è preoccupazione per l’impatto delle possibili rappresaglie russe, c’è chi chiede che il peso delle sanzioni sia equamente distribuito fra i ventotto paesi dell’Unione.

 

Iil Ministro degli Esteri della Germania, il socialdemocratico Steinmeier sottolinea che l’Europa ha sbagliato a porre l’Ucraina davanti alla scelta fra integrazione transatlantica e unione eurasiatica (come se quest’imposizione non provenisse dalla Russia di fronte a un’Europa tutt’altro che propensa a prospettive del genere), ma anche Helmut Schmidt (intervista a Die Zeit) che pur condanna l’annessione della Crimea, rileva che si deve tener contro dello sviluppo storico dell’Ucraina, che conta più del diritto internazionale e che gli storici hanno pareri contrastanti sull’esistenza stessa di una nazione ucraina…

 

Ma la realtà è che la Germania, e la socialdemocrazia tedesca in particolare, hanno coltivato relazioni intense con la Russia e si sono legati fortemente alle forniture di energia russa da parte della Gazprom, azionista di maggioranza di North Stream, la Società che deve costruire il gazdotto del Baltico, che collegherà direttamente i due paesi, e nella quale Gerhard Schröder è presidente del Consiglio di amministrazione.

 

Come sempre è stato sostenuto su questa Agenzia, è chiaro che esiste il complesso problema del rapporto tra Unione Europea e Russia, ma ogni sviluppo è dominato allo stato presente dall’asimmetria dei punti di partenza, perché di fronte a una Russia che persegue una traiettoria di grande potenza si pone una vaga Unione di Stati nei quali prevale per forza di cose l’istinto alla sopravvivenza proprio in ragione delle loro modeste dimensioni, tranne la sola Germania, che peraltro appare sempre più schierata con la controparte e ad essa legata da rapporti sempre più stretti. Un dato di fatto di ben altro rilievo delle simpatie personali di Berlusconi per Putin…

 

E Putin ora propone la trasformazione interna dell’Ucraina in una federazione nella quale sia data autonomia alle zone russe (ma sono tracciabili?) e che abbia una posizione di neutralità. Non è una proposta che possa essere scartata a priori, proprio per le condizioni di estrema debolezza nelle quali l’Europa arriva alla trattativa, ma che è molto dubbio che l’Ucraina sia disposta ad accettare e che lascerebbe il paese esposto a tutti i ricatti e gli escamotages di cui il potente vicino potrebbe avvalersi per piegarne le volontà.


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