Iva Zanicchi. Sì, proprio lei: quella che da giovane dava la mano alla Zingara per conoscere il suo destino e che molti anni dopo ti diceva OK! il prezzo è giusto. Chissà quanti sanno che oggi è una parlamentare europea uscente da prendere a simbolo, non ce ne voglia, dell’incompetenza e dell’inadeguatezza della classe dirigente politica scelta per rappresentarci.
Di questi tempi, la questione non è di lana caprina e a qualcuno pur dovrà venire in mente una buona volta che forse vale la pena mandare a Bruxelles persone all’altezza del compito. Si parla tanto del fatto che quelle di maggio siano le prime vere elezioni europee, o meglio, le prime in cui si parlerà agli elettori di Europa, le prime che non verranno considerate un puro test elettorale a fini esclusivamente interni.
Il destino dell’Ue è infatti più che mai il nostro e innalzare la qualità di chi la governa dovrebbe essere una priorità assoluta, per questo candidature di cantanti, di attori e di spettatori dovrebbero entrare a far parte della storia del folclore italico. E invece pare proprio che dietro la maschera del cambiamento renziano si nascondano - poi mica tanto - vizi e vezzi antichi con buona pace della rottamazione.
Così, non meravigliamoci più di tanto delle voci che vogliono Marco Tardelli candidato nelle liste del Partito democratico alle prossime elezioni del Parlamento europeo.
Pochi giorni fa qualcuno si sarà chiesto perché si aggirasse a Londra fra il codazzo di italiani all’estero al seguito di Matteo Renzi in visita al numero 10 di Downing street. Intervistato per l’occasione dalla troupe del programma di Gazebo di Diego Bianchi in arte Zoro, il campione del Mondo è parso per nulla imbarazzato nel sottolineare la sua ignoranza (in materia politica s’intende); eppure, eccolo: pronto a dare il suo contributo alla causa. Per il bene del paese, direbbero alcuni. E lui per il bene del paese ha già fatto tanto.
Chi non si ricorda infatti l’urlo più famoso dei Mundial nella finale Italia-Germania di Spagna '82? A riguardarlo tutte le volte un brivido corre lungo la schiena e riaffiora in noi la pelle d’oca. La stessa cosa ci accade ora, alla notizia della candidatura. Ma il motivo è tutt’altro.
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