Sabato si è tenuta a Roma una manifestazione del cosiddetto 'movimento antiproibizionista autorganizzato'. Non è la prima, non sarà l’ultima, ma questa manifestazione, invece di far parlare di sé per la partecipazione e la diffusione di un messaggio di appropriazione dei propri diritti di scelta da parte di una cittadinanza sempre più allargata e desiderosa di autodeterminazione, ha lasciato sui giornali le tracce di una polemica stupida quanto rappresentativa di uno “stato delle cose” per cui l’unico modo pensabile di rappresentare l’interazione tra gli italiani e le istituzioni è in chiave della mobilitazione parasindacale nello stile di una certa sinistra all’italiana.
Il Cartello (così si definiscono in modo un po’ inquietante gli organizzatori) ha rilasciato subito un proclama degno di nota per i suoi contenuti, puntuali quanto ai limiti della narrativa fantastica, in cui dichiara in modo molto inclusivo e rispettoso che l’essere antiproibizionista non può essere in alcun modo scisso dalle loro ideologie politiche e, perciò, chi si professa antiprobizionista deve fare propria una visione del mondo in stile neceviano si, però più pacifista, no-global, multiculturale, un po’ antiamericano, spiccatamente ultracomunista, ma fondamentalmente, antirazzista e anti-israeliano e anti un sacco di altre cose.
Inutile dire che questo approccio così spiccatamente contro ogni forma di proibizione non poteva non proibire la partecipazione a chi la lotta antiprobizionista in questo paese l'ha fondata molto prima che occupassero il primo centro sociale, che Naomi Klein scrivesse “no logo” o che la prima Freedom Flottilla salpasse verso la Palestina.
I radicali e Marco Pannella non sono graditi; sono sionisti, spiccatamente berlusconiani se non peggio, filo–apartheid, amici dei nazionalisti croati e liberisti e filoatlantici…sono gli amici dei nemici e quindi per la proprietà transitiva…non li vogliamo.
Purtroppo, nonostante le migliori intenzioni dichiarate dai nostri, Pannella ha voluto fare il provocatore e andare a fare il cavallo di Troia per pubblicizzarsi nella loro manifestazione e ascriversene i meriti non pago dei faraonici redditi che i tanti anni di politica gli hanno riservato sia in termini economici che in termini di occupazione costante degli spazi televisivi…si. È vero. Per quanto imbarazzanti ed inverosimili queste cose sono state dette davvero.
D’altro canto la reazione della piazza al “provocatore” Pannella è stata la solita…Baci, abbracci, dichiarazioni di rispetto e di amicizia…questo non poteva essere tollerato e il Cartello ha reagito, come ovvio, da cartello. Fieri i capipopolo, megafono alla mano, hanno sputato tutto il loro odio cercando di aizzare la piazza contro gli invasori ed hanno anche chiamato la polizia che, imbarazzata, non sapeva che fare.
La struttura del movimentismo all’italiana si è trovata in questa pantomima nuda alla meta mentre quei buffi omini cercavano di far reagire il variegato popolo che si era radunato come i fedelissimi di una delle tante manifestazioni dichiaratamente anti tutto tipiche di una certa sinistra della protesta sempre tragicamente fine a se stessa.
Pare che questa volta il tentativo di dire che la canna è comunista come il pane è democristiano perché si e perché Fini e Giovanardi sono fascisti ma non quanto i Radicali che sono anche complici del complotto giudaico massonico non abbia funzionato e che la banale considerazione che il proibizionismo può avere ogni colore politico se fra le parti politiche l’unica vera differenza è il colore non sia stata presa ancora una volta presa sul serio.
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