Nel giugno 2012 la Banca Centrale Europea decise di attivare il programma Omt per i paesi dell’euro in difficoltà, (sempre nel rispetto delle riforme in dispensabili per tenere i conti in ordine) ma la Corte costituzionale tedesca, investita della faccenda, l'ha rinviata alla Corte Europea perché in contrasto con il divieto di finanziare gli stati.
Tutti coloro che si preoccupano della crescita del’economia dell’Eurozona si augurano che in sede europea la questione venga superata, perché la sicurezza del rimborso dei prestiti di stato sarebbe una garanzia di stabilità e favorirebbe gli investimenti (o così si dice nella speranza di salvare l’euro facile).
Certo è consigliabile non fare previsioni, ma siccome la Corte del Lussemburgo è composta di un rappresentante per ogni stato e gli stati componenti sono in grande maggioranza ansiosi di crescita, un esito favorevole può essere ritenuto possibile. E sarebbe un importante passo avanti nella costruzione europea, che di passi in avanti in questi ultimi tempi ne ha fatti pochi o punti.
Si fanno paragoni con la FED degli Stati Uniti, ma spesso non si tiene conto del fatto che dietro di esso c’è un governo e un parlamento e due partiti che possono discutere e modificare gli effetti degli interventi della Banca centrale.
Dietro la BCE invece ci sono ventisette governi, ventisette parlamenti e una pletora di partiti, che non discutono tra loro e non prendono decisioni collegiali, per cui va a finire che quelli che contano sono gli stati più forti. Ed è chiaro che la democrazia ne soffre.
I critici tedeschi dell’austerity temono rischi di natura inflazionistica, intromissioni nel funzionamento dei mercati, vantaggi per alcuni stati in danno di altri. E qui il discorso si allarga, non solo perché temere l’inflazione in tempi di crisi economica e di fronte a un rischio di deflazione sembra il frutto più di una fobia che di un’analisi meditata (e di una fobia forse un tantino alimentata dalla paura di dover metter mano al portafoglio), ma perché nella situazione presente i guai più grossi sorgono dal fatto che l’austerità i tedeschi la hanno consacrata nella costituzione.
E con tutte le buone ragioni che hanno motivato questa scelta (la folle inflazione subita negli anni venti, alla cui fine arrivò Hitler), l’errore è stato grave. Perché la politica è sempre creazione giorno per giorno e non può essere embedded a principi generali di complessa attuazione, quando magari una paese versa in contingenze che richiedono decisioni ad horas e il solito speculatore finanziario di New York disloca via internet miliardi di euro in due secondi dalla borsa di Tokio a quella di Parigi… Noi italiani siamo, è vero, sulla sponda opposta: cosa volete, ognuno ha i suoi difetti. E meno male che l’euro, come dice Berlusconi, è una moneta straniera…così forse qualcosa si salva anche qui da noi.
La via di uscita, comunque, sta nel rafforzare la democrazia e, nella fattispecie, nel rafforzare proprio la mediazione democratica al livello dove si prendono le decisioni, quelle vere. Alle prossime elezioni europee la battaglia deve essere imperniata su questo punto. I tedeschi vanno tallonati, certamente, ma se si abbandona la politica all’indecisione, si fa proprio il gioco della speculazione, tedesca o non tedesca.
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