Il porcellum, nomen omen mai come in questo caso un vero e proprio presagio, un destino di nome e di fatto, è senza dubbio una delle più squallide formulazioni giuridiche di legge elettorale che ha tra l'altro realizzato il formarsi di questo parlamento ( ... è illegittimo urlano i senatori e i deputati del Movimento 5 Stelle che tra Montecitorio e Palazzo Madama schierano circa centocinquanta illegittimi ...).
Nessuno oserebbe affermare che non bisogna cambiare questa legge, oggi poi definitivamente accantonata dalla Corte Costituzionale che con la sua sentenza ha bocciato la norma, ma non per questo il premio di maggioranza, che non potrà essere quello che è stato attribuito nel voto politico del 2013 ma dovrà essere riformulato nella sua soglia di accesso.
Il dibattito politico ruota intorno alla nuova possibile legge elettorale.
Renzi incontra Berlusconi e l'opposizione interna al Partito democratico grida allo scandalo. Fassina, che cerca di ritagliarsi un ruolo di leader nella presunta sinistra di Largo del Nazareno, è scandalizzato ... Non si era mai visto un segretario della sinistra parlare con un capo del centrodestra! Per di più poi costui è Berlusconi, il quale non stà nei panni di poter ancora fingersi centrale in un quadro politico che in vent'anni ha vigorosamente contribuito a devastare ... Alfano e il suo scheletrico neopartito è in fibrillazione, teme con la sua armata Brancaleone di essere spazzato via senza aver neppure passato il primo giro di boa.
Ovviamente ognuno tira acqua al proprio mulino e le contraddizioni crescono ogni giorno di più. Bisogna liberarsi dei piccoli partiti, i veri responsabili dell'immobilismo affermano i capi dei partiti grossi, che in quanto a produrre casini non temono confronti.
Non mancano poi le ambiguità che vengono fuori dal fatto che il quadro politico è divenuto di fatto tripolare, contraddicendo la base su cui si erano indirizzate le scelte dell'ultimo ventennio in una confusa ma pur sempre possibile ipotesi bipolare.
Ecco dunque che i motivi interni ai singoli partiti, alle singole coalizioni, ai singoli schieramenti, dove la lotta fratricida è più cruenta di quella che si scatena tra i possibili poli di destra, di sinistra o ... campati in aria, finiscono per segnare la mappa della paralisi.
Ma la domanda resta: qual'è il nodo della crisi italiana, formatasi in sessant'anni di partitocrazia, di reddito politico sviluppatosi nella crescita del debito pubblico e della spartizione corporativa e lottizzata?
Una sostanziale crisi di governabilità prodotta da una impotente funzione di decisione e di controllo e una da una crisi di rappresentatività, con poche élite dominanti e corporative.
Una crisi che è politica e istituzionale nel senso più ampio.
Una legge elettorale dovrebbe essere il punto finale di una riforma istituzionale in grado di dare una risposta democratica alla crisi di governabilità e di rappresentatività che un paese premoderno come l'Italia vive.
Siamo così passati da legge elettorale in legge elettorale, ogni volta riuscendo a peggiorare la situazione. Cambiare il porcellum, rispettare le regole del gioco (non si cambia le legge elettorale poco prima del voto, l'Europa lo ha ribadito - caso Bulgaria docet).
Ma appare impossibile uscire dall'obbligatorietà delle mille corporazioni, dei mille consensi su ogni momento delle scelte e che dovrebbe indurre a quanti non sono investiti delle funzioni della decisione ad attivarsi intensamente (secondo i meccanismi della democrazia liberale) sui poteri di controllo, di verifica di legittimità e del buon andamento delle istituzioni ... (G.R.)
Il ballon d’essai della legge elettorale videoeditoriale di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
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