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16/11/24 ore

Caso Ablyazov, finzione e realtà di un potere fuori controllo


  • Luigi O. Rintallo

Il dato subito emerso dal caso del rimpatrio forzato di Alma Shalabayeva, moglie dell’oligarca kazako Mukhtar Ablyazov, accusato di una gigantesca truffa miliardaria quando era alla guida della più importante banca del Kazakistan, è consistito nell’aver evidenziato la marginalizzazione dei vertici politici rispetto ai poteri reali delle burocrazie ministeriali e non.

 

Una situazione che è andata definendosi nel corso del tempo, arrivando a maturazione col processo di dissolvimento della prima Repubblica e l’occupazione degli spazi ormai vuoti della fase deliberante da parte di tutta una serie di entità autonome. A questo, va ora ad aggiungersi una considerazione che muove dalle ultime notizie relative al coinvolgimento di varie banche italiane, nel ruolo di possibili truffati delle manovre finanziarie messe in atto da Ablyazov.

 

In base alla documentazione raccolta in Gran Bretagna, risulterebbe infatti che «tra i creditori che a livello internazionale erano stati vittime delle frodi di Ablyazov figuravano i seguenti istituti di credito italiani: Unicredito italiano, Banca popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Banca agricola mantovana, Banca nazionale del lavoro, Banca Antonveneta, Banca Ubae».

 

L’intera vicenda potrebbe dunque assumere un altro risvolto, oltre quello dellintrigo politico internazionale. Si potrebbe, infatti, ipotizzare che il processo di esautoramento della politica nella gestione dei casi di rilevanza nazionale, sia giunto a un livello ulteriore per cui a intervenire sono direttamente i vertici delle oligarchie finanziarie, che bypassano del tutto la necessità di condizionare i “rappresentanti” eletti o nominati nelle istituzioni, per agire in modo diretto e del tutto incontrollato.

 

Da questo punto di vista, il caso Ablyazov diventa pertanto un esempio concreto del rischio che corrono le democrazie moderne, laddove i poteri irresponsabili dei circoli ristretti della finanza e dell’economia esercitano un’azione fuori controllo sui processi decisionali, prescindendo persino da quella che alcuni già percepivano come la pura finzione della delega politica.


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