Mentre, per ora, poco o nulla dicono i “grandi vecchi” del Pd, non è semplice cogliere fra le righe il senso della contesa fra i “giovani turchi” (in primis Stefano Fassina e Matteo Orfini) e Matteo Renzi. Né è del tutto chiaro il rapporto fra i primi e il segretario: gioco delle parti o pesante condizionamento?
Negli ultimi giorni si intuisce ciò anche in riferimento alla corsa per il Quirinale. Per i “giovani turchi” bisognerebbe coinvolgere in tutti i modi il Movimento 5 Stelle. E per Bersani? Insomma: un leader politico da sempre considerato pragmatico davvero non percepisce che sarebbe arduo escludere il Pdl dalla vicenda? E come interpretare i sommovimenti nell’area vicina a Dario Franceschini? L’intento è quello di fare da pontieri fra il segretario e il sindaco di Firenze?
Dinanzi a uno scenario così desolante, in cui tutto pare ridursi a un drammatico gioco, torna l’istanza sollevata fra gli altri, da decenni, da Giuseppe Rippa: la possibilità di un’altra sinistra, di una sinistra diversa, una sinistra liberale. Non a caso da tempo Quaderni Radicali e Agenzia Radicale provano a sollevare e a elaborare la questione liberale, contro tutti i non deboli tratti corporativi e conservatori del Paese.
L’unico modo, fra l’altro, per contrastare le pulsioni e le tentazioni neoautoritarie e le spinte regressive di ogni sorta. Questione liberale significa non giocare al cambiamento pur di sopravvivere a se stessi, bensì sforzarsi di dare soluzioni innovative ai mali che ci affliggono; che affliggono il mondo del lavoro come la politica, la sanità come la scuola e l’università, e via continuando. Si tratta della via maestra per uscire da quello stallo che ora a parole molti denunciano.
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