Tra le tante cose che stampa e media ogni giorno offrono, una sembra sia stata assai trascurata ed è l’indirizzo rivolto a Bergoglio dal Presidente Obama, nel quale spiccano alcuni passaggi che meritano attenzione; certo negli Stati Uniti i cattolici sono circa sessanta milioni e il loro voto ha un peso di rilievo, ma questo può spiegare soltanto la particolare deferenza usata nei confronti del nuovo papa o il ricorso ad alcune frasi d’uso (“difensore dei poveri e dei più vulnerabili”, “messaggio di amore e compassione”).
Ma il Presidente sottolinea che "il primo papa delle Americhe" e la scelta fatta sono "sinonimo delle forza e della vitalità della Regione" (nord e sud America,cioè) "che sempre più sta dando forma al nostro mondo". Obama è "ansioso di lavorare con Sua Santità per portare avanti la pace, la sicurezza e la dignità per ogni essere umano a prescindere dalla sua fede" (di Ratzinger dice solo di aver “apprezzato l’operato”) e prega per lui "nel momento in cui inizia il lavoro sacro di guidare la Chiesa Cattolica verso il nostro mondo moderno".
Queste parole esprimono la certezza che il nuovo papa compirà – per forza di cose – profonde riforme in quella Chiesa “deturpata” che Benedetto XVI non ha avuto la forza di continuare a guidare. Ma occorrerà attendere i fatti per poter esprimere valutazioni. Per ora sappiamo soltanto che papa Francesco appartiene alla Compagnia di Gesù, che è sudamericano oriundo piemontese, che vuole una Chiesa povera, umile, semplice e cerca di dimostrarlo con parole, gesti, comportamenti sicuramente sentiti e insieme estremamente simbolici e che…bucano lo schermo: non vuole scorte né abitare nell’appartamento pontificio, più che papa vuole essere vescovo di Roma, pranza con altri prelati, religiosi, preti. Non vuole vestirsi da papa: Matteo Ricci, il famoso gesuita mandato a evangelizzare in Cina quattro secoli fa, si vestiva da mandarino…
Ma al di là di questa simbologia, il dato di fondo è che la Chiesa dello IOR, la chiesa concordataria, la Chiesa dei protocolli e dei cerimoniali, la Chiesa con il suo cursus honorum non è certo la Chiesa francescana di papa Francesco. I gesuiti sono noti per due caratteri apparentemente contrapposti: l’estrema adattabilità pratica e l’estremo rigore nel campo della fede. Pascal nelle Lettere provinciali vivacemente stigmatizza l’abitudine dei gesuiti di sostenere qualunque tesi, anche le più opposte e contraddittorie.
Ma Bergoglio si presenta come francescano e una Chiesa francescana sicuramente sarebbe parecchio diversa dall’attuale. È fortemente critico verso il capitalismo e attribuiva alla speculazione finanziaria i guai dell’Argentina anni fa. Quando si parla di anticapitalismo cattolico sudamericano la mente corre subito alla Teologia della liberazione, che poneva al centro dell’attenzione la miseria dei popoli latino-americani (più forte nell’America centrale) e ne attribuiva le condizioni di sottosviluppo allo sfruttamento delle loro ricchezze da parte dei paesi ricchi; la Chiesa doveva aprirsi all’azione per una maggiore giustizia, ponendo al centro della stesa evangelizzazione il problema sociale.
E’ questo il senso dell’accento posto sulla povertà, che non è certo quella francescana come scelta di vita, condanna della ricchezza che contrasta con l’ideale ultramondano della fede religiosa. E, va detto subito, lascia presumere un quadro integralista sui temi di fondo. La Teologia della liberazione è stata condannata dalla Santa Sede, ma è stata condannata per le diverse finalità che proponeva al centro della vita religiosa e per la prossimità al marxismo ateista, non certo per l’anticapitalismo.
E Bergoglio, che non proviene dalla teologia della liberazione, è altrettanto duro nei confronti del liberismo economico. E’ stato anche accusato di prossimità con la dittatura del generale Jorge Raphael Videla, finita nel 1982, dopo che nel 1981 egli aveva lasciato il potere a un altro generale, Roberto Viola, sconfitto da Margaret Thatcher nella guerra delle Falkland/Malvinas.
E qui si arriva a un passaggio cruciale del panorama sudamericano, costellato, da Peron in giù, di dittature di stampo fascista, con le piazze osannanti, fondate su un giustizialismo fortemente nazionalista come terza via tra capitalismo e comunismo, da realizzare su basi corporative e con lo stato che svolge la mediazione nei conflitti di lavoro. La storia dei fascismi in America latina riproduce panorami tipicamente europei, anche per quel che riguarda l’atteggiamento della Chiesa: il confronto irrisolto cioè con i problemi della libertà e dei diritti civili.
Obama che prega per il papa che lavora per portare la Chiesa verso il nostro mondo moderno forse non si è posto questo ordine di problemi….E l’Europa non è l’America. Ben venga comunque papa Bergoglio con la sua riforma della Chiesa, dalla quale potrà nascere un rapporto nuovo nel confronto con il mondo laico, proprio sul terreno dei principi, della storicità dei valori, che non è relativismo e che dà conto della libertà come carattere di fondo dello spirito dell’uomo. L’Europa è complessa e articolata. È un intreccio, un groviglio… Ratzinger amava Mozart e suonava la musica di questo illuminista massone.
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