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16/11/24 ore

Eni-Finmeccanica, attenti a non svalutare gli ultimi gioielli di famiglia


  • Antonio Marulo

Nelle ultime settimane si è fatta complicata la vita di Eni e di Finmeccanica. Due inchieste per corruzione internazionale hanno messo i vertici aziendali nei guai. La situazione però non può essere trattata alla stessa stregua di tante altre di ordinario malaffare seguendo logiche di beghe interne. In gioco non ci sono solo la carriera e la libertà personale di qualche manager in odore di tangenti, ci sono anche il destino e le fette di mercato di due aziende che fanno gola a tanti avvoltoi d’oltreconfine, pronti a lanciarsi sugli animali feriti. 

 

Lo scenario in cui ci si muove è complesso e l’interesse nazionale è sempre dietro l’angolo. Si dà il caso infatti che Eni e Finmeccanica siano gli ultimi gioielli di famiglia che l’Italia può vantare, per giunta in due settori strategici: l’uno energetico, vitale per un paese totalmente dipendente dall’estero per il suo approvvigionamento, l’altro meccanico e aerospaziale, molto legato ad affari di difesa militare.

 

C’è da considerare, inoltre, che per Eni e Finmeccanica competere sul fronte internazionale non è facile. Basti pensare che per le fonti energetiche si scatenano guerre, si fanno spesso patti col diavolo, senza tanti scrupoli i governi chiudono affari con dittatori sanguinari, salvo poi contribuire a eliminarli per salvaguardare i propri segreti di Stato (vedi Francia-Gheddafi).

 

In contesti così torbidi, quindi, l’utilizzo di dazioni improprie di denaro sembra essere solo uno dei modi, seppur discutibili, per battere la concorrenza e accaparrarsi le commesse di governi e di Stati il cui livello di corruzione politica è spesso molto elevato.

 

Il nostro braccio della legge si è mosso e vuole in proposito fare giustizia. L’intento è nobile, col rischio, però, che operando in questo modo si spiani la strada a chi da tempo pensa di spolpare l’ultimo tesoretto italiano, completando il lavoro (non sempre pulito) iniziato con le pseudo-privatizzazioni degli anni novanta del secolo scorso.

 

Come allora, anche oggi c’è l’esigenza di fare cassa. Le due aziende controllate dal Tesoro potrebbero risultare pertanto utili allo scopo. Ma nel caso specifico l’interesse nazionale potrebbe albergare altrove. Ciò imporrebbe maggiore prudenza e forse una lungimirante strategia.

 

Diversamente da quanto sanno fare abilmente altri Paesi, l’Italia invece pecca spesso di autolesionismo e una quinta collana, sia essa in veste togata o in veste di cosiddetti operatori dell’informazione, potrebbe agire chissà quanto inconsapevolmente per agevolare l’azione del nemico.

 

La corruzione va combattuta con la legalità, di cui l'area radicale ha fatto un preciso riferimento della sua azione, finendo per subire la più dura marginalizzazione ed eliminazione. Quello che però andrebbe tenuto in conto è un’azione autenticamente indipendente, che non sempre si avverte, e un interesse nazionale che non può essere difeso solo con l’inno di Mameli.


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