Sarà per un pizzico di ingenuità, o forse perché come cooptati non sempre si è in grado di capire quanto complicato sia il gioco degli equilibri politici in un paese che, avendo accantonato le regole del diritto e della legalità, vive di ricatti e di ipocrisie, ecco che il senatore a vita Mario Monti si trova a fare i conti con gli imprevisti del "salire in politica".
Riassumiamo i fatti. Con il "conforto"di alcuni improvvisati consiglieri politici (tutt'altro che disinteressati com'è il caso di vecchi arnesi della partitocrazia come Casini e Fini, o di "innovatori" all'italiana come Montezemolo), ma anche con qualche speedy gonzales del mondo cattolico italiano come il santegidiano Andrea Riccardi, l'uscente presidente del Consiglio Monti, dopo l'accelerazione voluta dal Quirinale che lo aveva investito di un ruolo istituzionale, si è trovato, anche per la sua scelta di provare il brivido della politica, ad assumere il ruolo del protagonista.
Dunque la salita in politica (come dovere morale, ovviamente!) e l'iniziazione all'arte delle alchimie spartitorie. E qui iniziano i problemi. Prima i malumori di chi voleva essere protagonista e che si vede improvvisamente ai margini (leggi il banchiere Corrado Passera). Poi le liste uniche e quelle multiple, poi il malessere del partito democratico, che vive male la competizione con chi ha avuto da lui, per un anno, alimenti e sostegni parlamentari per sopravvivere. Ma i tormenti non finiscono qui.
Ecco la rogna più grossa: il polipesco mondo dell'associazionismo cattolico che reclama i suoi spazi e le sue rappresentanze.
In fondo non è una cosa semplice. Qui si tratta di decidere se si deve tornare in campo con un partito cattolico ufficiale (con tutti i rischi di essere ridimensionati), modello Democrazia Cristiana, ovviamente con sigla diversa adeguata ai tempi che cambiano, oppure proseguire in formazioni sciolte raccogliendo, tra opzioni di veto e consensi parziali, tutta la robba possibile.
Ovvia qui il tecnico, reso politico, deve dimostrare di avere la consistenza del leader, e ancor di più offrire totale garanzia. Ma gli spazi sono ridotti e i numeri per ora poco confortanti. Ecco allora che le "sette sorelle" (Acli, Cisl, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confcooperative, Confartigianato, Mcl), e non solo, anche tutti i movimenti e la vasta rete di gruppi riconosciuti dalla Conferenza Episcopale Italiana - come scrive Huffington Post - " ... si sono irrigiditi per come Monti sta gestendo la nascita del suo movimento ...".
Non va bene insomma, considerando poi - come sottolinea sempre HP - che i segnali non sono stati per nulla "incisivi per giustificare una nuova, diretta e convinta discesa in campo (da parte di un ricompattato mondo cattolico - ndr)...".
Ma c'e' dell'altro. E questo ha un nome e un cognome: Andrea Riccardi, il deus ex machina della Comunità di Sant'Egidio, che dalla sua posizione nel governo tecnico uscente ha pensato di prendere tutto, candidature comprese. Evvia! È una storia proprio esagerata; qui non c'e' nessuna collegialità!!!
Dunque anche dal mondo cattolico un "monti di dubbi"... e come scrive il Foglio, sembra che a preservarlo ci sia rimasto ora solo Pannella, che con la sua lettera aperta all'ex Commissario europeo, ricorrendo ai suoi intelligenti artifizi, legge lo stesso Monti come un “felice incidente” che sarebbe riuscito a interrompere il solito tran-tran della “partitomania” …
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