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17/11/24 ore

La scelta “instabile” di Mario Monti


  • Luigi O. Rintallo

A giudizio dell’ «Economist», secondo quanto riporta il sito di Huffington Post, la lista Monti potrebbe causare la futura instabilità politica del Paese, facendo mancare una chiara maggioranza in Senato. È singolare come, nel giro di poco tempo, quegli establishment che prima gli avevano dato una sorta di investitura, oggi esprimano dubbi e perplessità sulla candidatura a premier di Mario Monti.

 

Probabilmente, come riferito da più parti, su questo cambiamento d’opinione sono intervenute le modalità con cui il premier dimissionario si presenta al voto, con l’alleanza in un Centro dove le personalità di rilievo provengono dalla Prima Repubblica e poco si attagliano al ruolo di grandi innovatori.

 

Altrettanto influente può essere stata la considerazione che – almeno finora – la nuova formazione non sembra “mordere” e non dà grandi segni di sfondamento nei consensi (si parla di un 12-15%, nei sondaggi più favorevoli).

 

Si possono, in ogni caso, esplorare anche altri aspetti. L’Agenda Monti ha un senso se si propone di arrivare prima nella competizione. Altrimenti il suo sarà un ruolo di risulta: alleata con il vincitore – il centro-sinistra dato favorito – in effetti creerebbe le premesse per la ripetizione di altre esperienze, finite a metà legislatura a causa dei dissensi e della precarietà dei numeri a disposizione in Parlamento.

 

Il fatto che oggi Casini dica che il confronto è tra Bersani e Monti avvalora questo proponimento, che nasce forse da un’accelerazione ma che fa emergere un disegno politico da tempo in gestazione, teso a soppiantare la politica con una società civile, per lo più immaginaria, e l’espressione tecnocratica del potere.

 

Ora si dà il caso che molti, in origine imbarcatisi nell’impresa, cominciano ad avere più di un ripensamento, dovuto all’incertezza dei suoi esiti. Del resto, i dubbi sui movimenti elettorali continuano ad essere molti. Davvero l’ingresso di Monti erode più il centro-destra berlusconiano che il centro-sinistra? E quest’ultimo non rischia di avere un elettorato tentato da troppe opzioni (Movimento di Grillo e Rivoluzione civile di Ingroia, in primo luogo)? Quanto pagherà la “scelta civica”, in un contesto di sostanziale irriformabilità del sistema in quanto tale? Non si rischia davvero, come dicono alcuni osservatori, di ripetere esperienze puramente velleitarie?

 

Senza contare che la credibilità di tutti i soggetti in causa, per quanto ognuno cerchi di distinguersi e di proporsi come ideale, non è certo al massimo presso i cittadini, i quali potrebbero rifiutare perfino di partecipare.


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