Se ne parla da un paio di giorni: “nei prossimi 4 anni abbiamo quasi 500 mila persone che nel sistema pubblico andranno in pensione”. Il sottosegretario al ministero della Semplificazione e Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, intervenendo alla festa dell'Unità a Roma, l'ha considerata “un'occasione straordinaria”. Per far cosa, però, dipende dai punti di vista.
Con l'esercito di dipendenti pubblici – in numero ben oltre il necessario – potrebbe essere la volta buona per starsene tranquilli e riorganizzare l'intero comparto seguendo criteri di efficienza ed efficacia: razionalizzando, sburocratizzando e liberando risorse utili da utilizzare altrove, magari e innanzitutto per ridurre il debito, a partire - volendo - dai creditori privati che battono giustamente cassa.
C'è chi non la pensa ovviamente così e punta a fare largo ai giovani. Bella idea, si direbbe. Come si fa a non essere d'accordo, oggi come oggi. Un bel "concorsone", quindi, che apra le porte alle nuove generazioni, svecchiando la P.A., è proprio ciò che ci vuole...
Per il sottosegretario Rughetti – riporta 'Il Sole24Ore' – nel far questo bisogna essere però lungimiranti, portando «...nel sistema pubblico nuova linfa, abbassare l'età media, aprendo ai giovani e ai talenti». Tuttavia, «sostituire il budget di uscita con una percentuale di entrata potrebbe significare buttare soldi». Piuttosto, «bisogna che l'insieme dei datori di lavoro pubblici realizzino una grande analisi dei fabbisogni... ...chiedere cosa serve a questo Paese, se servono medici, ingegneri informatici, progettisti».
Oppure - meglio - se serve uno Stato più snello, con una drastica riduzione dei dipendenti. Ma come si fa a dirlo, per giunta in campagna elettorale? Infatti, nessuno osa.
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