Tutto ebbe inizio come piace a Luca Cordero di Montezemolo: all'insegna della qualità, del lusso e del made in Italy a partire dal nome, seduti su Frau e mangiando il meglio del Belpaese selezionato da Farinetti. Si trattava di una sfida privata nazionale al colosso pubblico che fino ad allora aveva monopolizzato il mercato del trasporto ferroviario.
Per il primo e unico treno privato ad alta velocità in Europa non andò poi come previsto. Ma per fortuna, sull'orlo del fallimento, qualche aiutino di Stato e il cambio di strategia, dal mercato di prestigio al low cost, hanno permesso via via la lenta risalita fino ai primi agognati bilanci in attivo.
Rimessi così i convogli di Nuovo Trasporto Viaggiatori sui giusti binari, sul più bello e mentre si attendeva l'ingresso in Borsa, è arrivata la proposta indecente dagli Stati Uniti.
Italo Treno avrà così un nuovo padrone - un «fondo americano tutto dedicato alle infrastrutture, con tre direttrici principali: trasporti, energia e gestione di acque e rifiuti», che pagherà 1,940 miliardi di euro per il 100% del capitale sociale. Non solo.
Come riporta l'Ansa, “è previsto che gli attuali azionisti di Italo incassino il dividendo di 30 milioni deliberato dall'assemblea della società e che la stessa sostenga spese relative all'interrotto processo di quotazione fino ad un massimo di 10 milioni di euro...”. Il fondo Gip inoltre si farà carico dei 440 milioni di debito di Italo-Ntv. Totale: 2,5 miliardi circa di investimento estero.
Al di là delle diatribe sull'italianità, sui gioielli di famiglia (ma non è questo esattamente il caso) che passano in mani straniere, sui nostri capitalisti per finta (è questo il caso) che alla prima occasione se la danno a gambe levate col bottino, un fatto deve far riflettere in positivo: forse non siamo messi così male, se dagli USA fanno campagna acquisti in un settore che non consente di prendere e scappare. (A.M.)
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