Se è vero che nel lungo periodo siamo tutti morti, come diceva Keynes, nel breve periodo tuttavia rischiamo di affogare comunque nel mare magnum di bonus, incentivi e sgravi fiscali. Dalla somma di quanto speso negli anni per questo genere di sterili interventi a sostegno dell'economia italiana verrebbe infatti fuori un bel gruzzoletto, che sarebbe stato più saggio destinare a una riforma strutturale del sistema fiscale valevole per tutti.
E invece i governi che si alternano in Italia perseverano nel percorrere strade che non portano molto lontano. Così, non paghi dell'ultimo fuoco di paglia sul mercato del lavoro prodotto dalle de-contribuzioni recentemente scadute, l'esecutivo che ci accompagnerà alle elezioni di primavera sta predisponendo l'ennesimo bonus per dare una spinta all' “Assunzione giovani” con età inferiore ai 29 anni.
In proposito, pare che i tecnici stiano studiano misure anti-furbi. Secondo indiscrezioni giornalistiche, le restrizioni dovrebbero essere comunque minori di quelle introdotte in precedenza dal Governo Letta, che aveva previsto “l'accesso agli sgravi solo nel caso in cui, con la nuova assunzione, si verificasse un aumento dell'occupazione nell'azienda rispetto all'anno precedente”.
Questa volta invece, nel tentativo di raggiungere risultati meno deprimenti, “lo sgravio non dovrebbe essere legato all'occupazione aggiuntiva (quindi in caso di dimissioni o di uscita di un lavoratore verso la pensione l'agevolazione per la nuova assunzione si avrebbe comunque anche senza aumento complessivo del personale), ma solo al divieto di sostituire lavoratori con persone che costano meno”.
La durata del beneficio dovrebbe essere ovviamente a termine. 2/3 anni. Un tempo forse eccessivo per costatarne l'inutilità complessiva.
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