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16/11/24 ore

La Guerra mondiale dell'Euro



Un’Europa finalmente consapevole delle sfide della globalizzazione Mentre si moltiplicano i boatos sul ritorno a zecche nazionali, con importanti banche che si preparerebbero ad abbandonare l’euro, la risposta alla crisi delle cancellerie europee insiste soltanto sul tasto del rigore e dell’austerità senza nemmeno tentare altre strategie.

Che da sola la moneta unica non potesse garantire l’attuazione del federalismo europeo auspicato nel Manifesto di Ventotene, fu subito chiaro. E non mancarono, già al suo esordio, coloro che ne profetizzavano il fallimento entro una decina di anni.

Oggi diventa ancor più evidente che l’aver fatto prevalere le logiche puramente finanziarie, ha non solo allontanato una Europa dei cittadini, ma rischia pure di pregiudicare una dialettica politica basata sulle differenze di idee e interessi legittimi.

Vi è chi afferma come tutto abbia origine dall’illusione di aver concepito l’unità europea come un atto di rivalsa all’egemonia statunitense: il problema è che si è pensato di lanciare la sfida a partire dalla moneta senza comprendere che, privi di una strategia politica complessiva capace di fronteggiare le conseguenze della globalizzazione in atto, il progetto si condannava al fallimento. Acquisire leopardianamente la consapevolezza della strage di tali illusioni sarebbe il primo passo per affrontare le cause profonde della crisi europea.

Sul disegno geo-strategico connesso alla nascita dell’Euro e sui riflessi controversi sull’economia che già si profilavano alla vigilia della sua introduzione, su «Quaderni Radicali» si è intervenuti più volte.

Qui proponiamo estratti da un articolo di Giulio Leoni del 1997 (La III guerra mondiale dell’Euro; n. 54-55 di Quaderni Radicali) e da un confronto col direttore Giuseppe Rippa pubblicato l’anno dopo sul n. 58-59-60 di Quaderni radicali intitolato Europa, Italia...

Luigi O. Rintallo


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