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16/11/24 ore

Lo spettro di una Carestia globale d'altri tempi


  • Federica Matteucci

Una carestia mondiale sembra stia colpendo in maniera diretta e indiretta gran parte delle aree del globo. Nelle regioni dell’Africa Centrale e Occidentale, secondo quanto riportato da Oxfam International, la carestia avrebbe i tratti di una vera e propria crisi umanitaria. Qui, infatti, più di 18milioni di persone si scontrano con la realtà dei miseri raccolti e delle riserve d’acqua insufficienti che, avrebbero generato quell’emergenza cibo che l’organizzazione si appresta combattere mediante l’invio di aiuti umanitari.

 

Tuttavia, come si legge nel sito di Oxfam, dei 62.3 milioni di dollari necessari a soddisfare i bisognosi, finora sono stati raccolti solo i due terzi. Già il 9 agosto l’aumento dell’indice dei prezzi del 6%, scatenato in larga parte dal costo di grano e zucchero e segnalato dalla Fao, non lasciava ben sperare tanto che Abdol Reza Abbassian, senior economist alla Fao aveva accumunato la situazione attuale a quella del 2007-2008.

 

In quell’occasione era inoltre emerso che neanche gli Stati Uniti si potevano ritenere esenti da questo tipo di problematiche, dove, infatti, il drammatico deterioramento delle colture di mais in seguito alla siccità aveva provocato un aumento dei prezzi del mais del 23% circa.

 

Se al quadro sopra delineato si aggiunge che gli Stati Uniti sono il maggior consumatore ed esportatore di cereali – come sottolineava Abbassian in un’intervista rilasciata a Marketplace – si può ben comprendere l’impatto sul mercato, considerata anche la grave siccità che sta mettendo in ginocchio mezzo mondo, colpendo non solo l’Africa, ma anche gli Usa, l’Europa, la Russia e l’Ucraina, riducendo il raccolto dei cereali.

 

Le probabilità di una crisi mondiale, infatti, che si stima potrebbe essere la peggiore degli ultimi 5 anni, aumenterebbero se paesi come gli Usa cominciassero a limitare le esportazioni dei prodotti agricoli, accumulando riserve. Eventualità quest’ultima che Abdol Reza Abbassian si sente di escludere: “quei paesi si sono impegnati a non prendere decisioni senza essersi prima consultati con gli altri, quindi ci sarà un’azione politica coordinata”.

 

Una manciata di giorni dopo anche l’International Food Policy Reserch Institute, con sede a Washington, lancia l’allarme. “Una carestia globale potrebbe colpirci molto presto”, tuonava, infatti, Shenhhen Fan, direttore generale dell’istituto che additava come causa primaria dell’impennata dei prezzi la produzione dei biocarburanti alla quale andava, a suo avviso, posta fine.

 

Mettendo da parte i toni apocalittici di alcuni, la situazione pare effettivamente preoccupante e seria e l’allarme ha raggiunto i vertici tanto che il G20 ha convocato d’urgenza per il 27 agosto la prima conferenze call tra i Paesi membri.


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