In fondo ciò che conta è che “cuore e testa resteranno nel nostro Paese”… Messa così, Marco Tronchetti Provera quasi ci convince della bontà dell’ultimo suo capolavoro che consentirà a l’ennesimo gioiello di famiglia di finire in mani straniere. Nel caso di Pirelli si tratta dei cinesi di ChemChina, che renderanno più “globale” il marchio, in questo modo confermando tuttavia come le nostre gloriose imprese riescano a farsi largo e aprirsi pienamente ai mercati internazionali solo perdendone la nazionalità.
Quando ciò accade, l’operazione viene sempre presentata come una grossa “opportunità”…; che il buon Tronchetti non si è lasciato scappare, dimostrando ancora una volta le sue invidiabili qualità di dismissore d’impresa.
L’autorevole rappresentante del capitalismo nostrano ha fatto della vendita "intelligente" un modus operandi da fuoriclasse del genere, come ben racconta Giovanni Pons su la Repubblica. E da vero fuoriclasse ha nel tempo magheggiato anche con le cosiddette scatole cinesi (sempre loro), grazie alle quali riuscì a ottenere il controllo del colosso Telecom con un investimento di soli 153milioni di euro, come sottolineava a suo tempo Massimo Mucchetti nel libro edito da Feltrinelli Licenziare i padroni?.
E Lui padrone in Pirelli ci rimarrà ancora: altri 5 anni, secondo gli accordi che si stanno formalizzando, a garanzia della sua vecchiaia non da pensionato e della cosiddetta italianità della governance che detiene con alterne e discutibili vicende dal 1991.
Intanto, intervistato dal Corriere della Sera, ha trovato il modo di fare la morale, con queste parole per giunta sacrosante: “…quando un’azienda decide di uscire dall’Italia ci si dovrebbe chiedere perché. Certo, a pensarci i ‘lacci e lacciuoli’ invocati da Guido Carli, erano nulla. Oggi c’è un nodo gordiano, di cui ha beneficiato chi conosceva le scorciatoie per evitare i nodi e la corruzione è dilagata. Troppo spesso, di fronte a un problema, si è fatta una nuova legge senza guardare a quelle che andavano eliminate perché la nuova potesse funzionare. E tutto è diventato sempre più complesso”.
Peccato che in questo quadro “complesso” si scorga, fra le tante, la sua chioma sempre più bianca, come parte integrante di quella imprenditoria illuminata del capitalismo fallito all’italiana.
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