Fra i responsabili della tempesta finanziaria che sta mettendo a dura prova l’economia europea e mondiale si possono annoverare senza dubbio le grandi banche d’affari degli USA, paese dal quale, non dimentichiamolo, è partita la scintilla dei mutui subprime che ha innescato la miccia. Fra queste banche, Goldman Sachs occupa di diritto un posto d’eccellenza, grazie all’uso cinico e spregiudicato di strumenti finanziari derivati che hanno fatto da effetto moltiplicatore della crisi.
Ora, si dà il caso che Goldman Sachs sia anche stata datrice di lavoro e di consulenze di alcuni esponenti di spicco della classe dirigenti italiana. Fra questi, si possono ricordare a beneficio di qualche smemorato Romano Prodi, l’attuale premier Mario Monti e il governatore della BCE Mario Draghi.
In riferimento a questi ultimi due, proprio le relazioni pericolose con gli affaristi d’oltreoceano hanno gettato non poche ombre sulla strada presa dalle loro recenti carriere, tant’è che si è malignato sulla regia occulta che avrebbe portato i due fuoriclasse italiani a coprire i posti occupati attualmente.
A conferma forse di questo rapporto privilegiato, c’è chi segnala l’incarico, fresco fresco, avuto da Goldman Sachs di gestire le prossime svendite dei nostri gioielli di famiglia per fare cassa.
In particolare, la banca d’affari americana dovrà per il momento curare, dietro probabile lauto compenso, la cessione delle partecipazioni pubbliche in Fintecnica alla Cassa Depositi e Prestiti, in modo da drenare un po’ di fondi e ridurre il debito pubblico.
Nel frattempo, però, si dà ancora il caso che la stessa Goldman abbia operato sul mercato per azzerare quasi del tutto il suo investimento in Btp italiani e acquistare contemporaneamente strumenti derivati (i cosiddetti swap) per coprirsi dal rischio crollo della moneta unica, in sostanza, scommettendo contro l'Italia e l’Euro.
Chissà, è probabile che quelli di Goldman sappiano il fatto loro, conoscendo bene la reale situazione economico-finanziaria, visto anche che ebbero, come molti accusano, per esempio, un ruolo di non poco conto nel truccare i bilanci della Grecia (solo della Grecia?) per farla entrare nel sistema euro.
O forse si tratta solo di prudenza, in attesa di capire se ci sia in Europa la reale volontà, al di là dei proclami, di salvare la giovane moneta. O forse, ancora, non ci hanno capito nulla, come talvolta è successo, ma azzardano di nuovo operazioni pericolose che alla peggio ricadranno poi sulla collettiva.
Comunque sia la storia, l’idea di far perdere a questi maestri del cinismo finanziario una nuova scommessa e, quindi, denari stuzzica non poco: un motivo in più, insomma, soltanto uno in più, per provare a salvare l’Euro e l’Europa. Speriamo la pensino realmente così anche gli ex di lusso Monti e Draghi.
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