Il supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia informa che a Giugno il debito pubblico italiano ha raggiunto quota massima di 1972,9 miliardi di euro, crescendo di qualche altro miliardo rispetto ai 1966, 3 di maggio. A poco sono quindi fin qui servite le misure lacrime e tasse del governo Monti.
In verità le casse dello stato avevano fatto registrare un avanzo di 5,4 miliardi, che però è stato compensato dalla quota di contributo a carico dell'Italia all'European financial stability facility (Efsf), più volgarmente detto Fondo di stabilità, istituito per arginare, anche attraverso interventi sul mercato secondario, gli attacchi speculativi ai titoli del debito sovrano dei paesi in difficoltà.
In questo modo ci si trova in una situazione paradossale, per cui gli effetti delle misure economiche atte a ridurre in qualche modo il debito vengono di fatto azzerate dai versamenti in un Fondo europeo che serve, in teoria, a fornire aiuto finanziario ai paesi in difficoltà, tenendo anche sotto controllo la soglia di pericolo del famoso spread, il quale, crescendo a sua volta, fa salire gli interessi sul debito e quindi i rischi d’insolvenza dei paesi membri dell’Unione.
Un bel circolo vizioso, dunque, dal quale si fatica a uscire o, peggio, non si sa come farlo. (A.M.)
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