Nord e Sud Europa sempre più distanti. Il pomo della discordia, anche questa volta, è costituito dalla politica della Bce di Mario Draghi. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il consiglio direttivo della Bce si sarebbe nettamente diviso sulla decisione, annunciata giovedì scorso dal presidente Draghi, di tagliare di un quarto di punto i tassi di interesse dell’area euro, portandoli al minimo storico dello 0,25%.
Stando al quotidiano londinese, infatti, sei dei 23 componenti del direttorio avrebbero votato contro la mossa voluta da Draghi. Ai due membri tedeschi del board, si sarebbero aggiunti quelli austriaci, olandesi e slovacchi. Insomma, scrive il FT, numeri alla mano “almeno un quarto del Consiglio direttivo risulterebbe ostile alle iniziative sostenute dal presidente Mario Draghi”.
Una frattura che, secondo il FT, rifletterebbe la spaccatura tra il nord e il sud Europa, e che potrebbe compromettere la futura libertà di movimento del presidente dell’Eurotower nel contrastare i rischi di deflazione e nel trattare altre questioni molto “sentite” da Berlino.
Se ciò non bastasse, Draghi ha anche dovuto subire il duro (e trasversale) attacco della stampa tedesca. Se per il conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) “la politica di Draghi contribuisce ad un conveniente finanziamento di Stato ai Paesi in crisi”, il progressista Sueddeutsche Zeitung ha deciso di titolare “Risparmiatori espropriati e azionisti ricchi”, riportando le parole del presidente delle Casse di Risparmio tedesche, Georg Fahrenschon: “I bassi tassi di interesse causano ai risparmiatori perdite durevoli che assomigliano quasi ad un esproprio”.
La Thueringische Landeszeitung di Weimar ha definito semplicemente “sbagliata” la politica dei tassi della Bce, dal momento che “favorisce gli speculatori di Borsa e i Paesi indebitati del Sud, ma danneggia l’economia reale e gli Stati dalle finanze solide come la Germania”. La Nuernberger Zeitung, infine, ha lamentato che “i piccoli risparmiatori tedeschi e chi compra casa non sono l’obiettivo primario della Bce”.
Un’ondata di critiche che, come riporta il Financial Times, avrebbe portato la guida della Bce a guardare “con particolare preoccupazione al crescente sentimento anti italiano in Germania”.
Intanto, la Commissione europea deciderà se avviare o meno un’inchiesta approfondita sull’eccedenza di surplus commerciale della Germania, che dal 2007 supera il tetto del 6% del Pil previsto dalle regole europee. Mentre, in poche parole, l’export tedesco continua a salire, l’import continua a scendere, producendo effetti negativi sulla situazione della zona euro e rendendo ancora più deboli i paesi in crisi.
L’obiettivo della Commissione, dunque, sarebbe quello di spingere la Germania a superare questa situazione di sovrapproduzione e ad agire per creare condizioni che permettano una crescita della domanda interna. Per il commissario agli Affari monetari Olli Rehn “un riequilibrio avrebbe un impatto positivo significativo sull’economia dell'eurozona”. Ma anche su questo punto, la spaccatura tra il “ricco” nord e il “povero” sud rischia di ripresentarsi con conseguenze ancora tutte da vedere.
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