Cannabis terapeutica? Anche il Veneto si dice favorevole; dopo Toscana e Liguria, la ricca regione del nord ha aperto ufficialmente ai farmaci cannabinoidi: è stata approvata infatti una normativa regionale che autorizza la sperimentazione dell'uso delle infiorescenze di canapa per fini terapeutici. In particolare, si autorizza l'uso di farmaci derivanti dalla cannabis principalmente nella terapia del dolore, ma anche per contrastare patologie come l'asma, il glaucoma, malattie neurologiche, la Sla e la distrofia muscolare. Attenzione: contrastare, non curare.
La decisione della Regione Veneto rappresenta una svolta, anche culturale, per numerose ragioni: il Veneto è la prima regione del nord ad aprire alla cannabis terapeutica; una regione ricca e produttiva, governata da una giunta di centrodestra e con un governatore leghista (Luca Zaia, ex ministro dell'agricoltura); insomma, in pochi si sarebbero aspettati un'apertura del genere nei confronti della cannabis.
Secondo il presidente della Commissione Sanità Leonardo Padrin (Pdl) “con questa legge il Veneto riconosce a tutte le persone il diritto di vivere senza sofferenze inutili e di ricevere cure adeguate ai loro problemi di salute e di relazione. Lo sviluppo della lotta al dolore e l'offerta di cure palliative e di fine vita sono una priorità del nostro servizio sanitario regionale”.
Padrin spiega inoltre che l'uso della cannabis medica deve superare numerosi ostracismi ideologici; in tal senso, la posizione del capogruppo Udc in Regione, Stefano Valdegamberi, è molto più aperta di quella dei compagni di partito a Roma: “Sono contrario all'uso di sostanze stupefacenti a scopo ludico-ricreativo, ma favorevole all'impiego della cannabis in funzione antalgica e per cure termali”.
Il centrodestra veneto, compattamente, ha parlato di “anacronistico retaggio culturale” nei confronti delle cure a base di cannabinoidi: una posizione estremamente liberale e progressista che ha sorpreso molti; la Regione stanzierà, solo per il 2012, 100mila euro per la gratuità di questi farmaci, anche se si calcola che il costo annuo potrebbe arrivare a 500mila euro, comunque decisamente inferiore a quello dei molti farmaci analgesici oppiacei.
Un'altra opportunità per la Regione Veneto, come sottolineato in una nota dai senatori radicali Perduca e Poretti, è quella legata alla “produzione italiana di questi farmaci, grazie alle risorse del Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Rovigo e dello Stabilimento chimico-farmaceutico di Firenze”; ad oggi, infatti, in Italia non ci sono produttori registrati di medicinali cannabinoidi, nonostante siano stati riconosciuti dalle tabelle ministeriali già nel 2007, complice una normativa antidroga che è all'antitesi di ogni logica medica e sociale.
Ospedali e farmacie quindi sono costretti ad importare dall'estero, con un aumento di costi (anche dieci volte di più) e dei tempi (circa sei mesi) spropositato rispetto alle esigenze dei malati: la normativa veneta, che prevede l'uso sia di farmaci che preparazioni galeniche, rappresenta un ulteriore passo verso un cambio di mentalità auspicato ormai da anni dagli “addetti ai lavori”.
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