Tanto non se ne esce, dal circolo vizioso mediatico-giudiziario. L'ennesima conferma ci giunge dalla vicenda del neo deputato dell'Assemblea siciliana Cateno De Luca, che non appena eletto fu arrestato con l'accusa di evasione fiscale, diventando l'emblema della campagna grillina e del giornale “manettaro” sui cosiddetti “impresentabili”.
Eppure, la storia di De Luca suggeriva maggiore cautela, prima di sputare la solita sentenza prematura con titoloni a nove colonne. Se non altro perché il pittoresco personaggio vanta già un ragguardevole record di 14 assoluzioni su 15 cause, per cui delle due l'una: si tratta di un galantuomo perseguitato dalla giustizia, oppure appartiene alla schiera dei ragioniere Casoria, personaggi evocati da Totò e Peppino, nel film La banda degli onesti, che “rasentano il codice penale ma non incappano”.
Nel dubbio, sarebbe più sano attendere sempre il corso delle cose giudiziarie, che intanto hanno fatto registrare quanto segue: a qualche giorno dal fattaccio, il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso del deputato Udc, annullando le misure disposte a carico di De Luca relativamente ai sequestri e al divieto divieto a ricoprire ruoli apicali in enti. Provvedimenti che seguono la scarcerazione già decisa dal giudice per le indagini preliminari.
E adesso, occhio a Genovese Jr! Non si sa mai... (A.M.)
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