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16/11/24 ore

Morire per blasfemia in Pakistan: ultimo appello per salvare Asia Bibi



Aver espresso commenti offensivi sul profeta Maometto nel corso di una lite fra donne. Con questa accusa nel 2010 Asia Bibi, cristiana, fu giudicata colpevole di blasfemia e condannata a morte da un tribunale pakistano. Nei giorni scorsi una sentenza della Corte d’appello di Lahore ha respinto la richiesta di annullamento, confermando quella che a tutti gli effetti è una “grave ingiustizia” perpetrata con l’ausilio di leggi arcaiche e disumane, dopo un processo che ha dato valore a un “sentito dire” del principale teste d’accusa, nemmeno presente mentre si consumava il presunto atto blasfemo.

 

Come ricostruisce Vatican Insider, "i testi principali dell’accusa erano il denunciante Qari Mohammad Salam, imam di una moschea del villaggio di Ittanwali, in Punjab, il villaggi dove Asia è nata e vissuta 40 anni, con la sua umile famiglia contadina; e due sorelle musulmane, anch’esse contadine, che avevano litigato con Asia Bibi, mentre erano insieme impegnate a lavorare nei campi. Le due, ricorda Asia, si erano rifiutate di bere alla fonte dove si era abbeverata la cristiana, perché ritenuta impura. Da lì la reazione e l’alterco, ben presto trasformato dalla malizia e dal rancore delle due in atto di blasfemia".

 

L'avvocato di Asia Bibi ha annunciato che presenterà appello alla Corte suprema, la cui decisione costituisce l’ultima speranza di salvezza dall’impiccagione. Sul caso si è pronunciata – come riferisce l’Ansa riportando una corrispondenza del quotidiano Dawn di Islamabad – anche la Commissione per i diritti umani del Pakistan (Hrcp) (sì, perché in Pakistan esistenze una Commissione per i diritti umani!), che ha espresso l’auspicio che la Corte suprema, esaminando la questione, "lo faccia prendendo in considerazione tutti gli aspetti del caso".

 

"Il Pakistan - dice la Hrcp in un comunicato - è in una situazione difficile perché la legge sulla blasfemia, ed il modo in cui viene applicata, non sono stati sottoposti ancora ad una necessaria revisione". Il compito principale in futuro riguarderà i legislatori e gli ulema: "perché se essi non si renderanno conto dell'impatto che questa legge sta avendo sul modo di pensare della gente e sulla alimentazione dell'intolleranza in Pakistan, dovremo affrontare difficoltà anche maggiori".

 

Per avere un’idea, basta citare quanto ricordato da Amnesty International in merito al fatto “che, per aver preso le difese di Asia Bibi e criticato le leggi sulla blasfemia, il 4 gennaio 2011 il governatore dello stato del Punjab, Salmaan Taseer, era stato ucciso da una delle sue guardie del corpo. Stessa sorte era stata riservata a un altro esponente istituzionale contrario a quelle leggi, il ministro per le minoranze Shahbaz Bhatti, ucciso dai talebani pakistani il 2 marzo 2011”.

 

"Queste leggi sono spesso usate per vendette personali, sia contro i membri delle minoranze religiose che contro gli stessi musulmani, e le persone incriminate vengono spesso prese di mira da folle di facinorosi. Chi prende posizione contro le leggi va incontro a rappresaglie terribili" - ha sottolineato David Griffiths, vicedirettore per l'Asia e il Pacifico di Amnesty International.

 

 


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