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23/12/24 ore

Meriam in Italia, un po' d'ossigeno per Renzi



Lieto fine e successo mediatico per Renzi & Co per il caso di Meriam, sudanese di 26 anni di religione cristiana condannata a morte, all'ottavo mese di gravidanza, per apostasia. Stamattina è infatti atterrata a Ciampino e accolta in pompa magna dal Premier, con moglie al seguito, e dal ministro degli Esteri Federica Mogherini. A bordo del volo della presidenza, con la famiglia Ibrahim, c’era anche il vice ministro agli Affari esteri Lapo Pistelli, che ha seguito in prima persona la vicenda. 

 

Condannata a morte e a 100 frustate per adulterio (per aver sposato un cristiano), Meriam era stata arrestata e messa in cella insieme al piccolo figlio di 20 mesi con una sentenza che aveva suscitato l'orrore e la mobilitazione del mondo intero facendo scattare molte iniziative internazionale per la sua liberazione. Poche settimane dopo Meriam, in cella, ha dato alla luce una bimba in condizioni durissime: "Ha partorito in catene", aveva spiegato il marito, che è anche cittadino americano, avanzando preoccupazioni di possibili conseguenze per la salute della bimba.

 

Il 23 giugno il tribunale sudanese ha poi deciso la liberazione della donna. Che però è stata fermata nuovamente il giorno dopo insieme al marito e al loro legale mentre si trovava all'aeroporto - mentre con i bambini tentava di lasciare il paese con destinazione Stati Uniti - per un "controllo dei documenti". Rilasciata per la seconda volta, con la sua famiglia, si è poi rifugiata all'ambasciata americana a Khartoum, dove ha ricevuto il passaporto che le ha permesso oggi di lasciare il Paese diretta come prima tappa in Italia, dove resterà un paio di giorni prima di raggiungere New York.

 

Il caso di Meriam era stato citato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo. Parlando di Meriam e delle ragazze nigeriane sequestrate dagli islamisti di Boko Haram, Renzi aveva sottolineato: «Se non c’e’ una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa». Altro che Ucraina, conflitto israelo-palestinese, Siria, Libia etc etc. (red)


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