E' stata presentata al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite una risoluzione sulla pena di morte per affermare che la pena capitale comporta sempre una violazione dei diritti umani, a prescindere dal modo in cui viene eseguita. Secondo un comunicato stampa del Dipartimento federale degli affari esteri, la risoluzione esprime un nuovo approccio alla storica battaglia per l’abolizione della pena capitale.
La risoluzione promossa dalla Svizzera, in collaborazione con il Benin, Costa Rica, Francia, Messico, Mongolia, Moldavia e il Belgio, ha ricevuto il sostegno di 60 paesi dei cinque continenti. Nel corso del dibattito vari paesi hanno proposto cambiamenti del testo al fine di indebolirlo, ma tutti gli emendamenti sono stati respinti.
Alla fine, 29 paesi hanno votato a favore del testo, dieci contro (Botswana, Cina, India, Indonesia, Giappone, Kuwait, Pakistan, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti) e 8 si sono astenuti dalla votazione (Cuba, Kenia, Maldive, Marocco, Corea del Sud, Russia, Stati Uniti, Vietnam).
La risoluzione chiede un rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sugli impatti negativi che la pena di morte ha sui diritti umani dei detenuti nel braccio della morte e sui loro cari. Inoltre, il Consiglio dei diritti umani, dovrà condurre una franca discussione sulla pena di morte nel corso della sessione di marzo ogni due anni. "In questo modo il tema sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei diritti umani per un lungo periodo", si legge nel comunicato del DFAE. Con questa risoluzione la Svizzera persegue il suo obiettivo di abolire la pena capitale in tutto il mondo entro il 2025. (fonte Nessuno tocchi Caino)
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