Non basta il tormento psicologico dell’attesa nel braccio della morte, c’è anche l’agonia nell’esecuzione. È accaduto di nuovo negli Stati Uniti, in Arizona, dove Joseph Rudolph Wood, 55 anni, ha impiegato due ore prima di spirare dopo l’iniezione letale.
Durante l’agonia i legali del condannato hanno presentato un appello d’emergenza, dopo averlo visto rantolare e ansimare. In precedenza, una corte d’appello aveva anche sospeso l’esecuzione, dopo la richiesta dei legali di Wood di conoscere il cocktail letale e i nomi della case farmaceutiche che li producono. La Corte Suprema, tuttavia, aveva poi sciolto i dubbi dando comunque il via libera all’esecuzione.
Non è la prima volta che la combinazione di farmaci non ha avuto l’effetto “desiderato” dal boia a stelle e strisce. La circostanza è fonte di forti polemiche che vanno avanti da mesi, alimentate dal “velo di segretezza” sulle modalità con cui vengono eseguite le condanne, come denunciato anche da Nessuno tocchi Caino nel rapporto 2014 presentato la settimana scorsa.
Joseph R. Wood era stato condannato a morte per avere ucciso nel 1989 la sua ex moglie Debra Dietz e suo padre, Eugene Dietz.
La governatrice dell’Arizona, la 69enne repubblicana Jan Brewer, ha già fatto sapere come la pensa: "il detenuto Wood è morto in un modo rispettoso delle leggi e secondo testimonianze oculari e pareri medici non ha sofferto. Al contrario dell’orribile e crudele sofferenza che inflisse alle sue due vittime, e a una vita di sofferenza che impose alle loro famiglie".
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