“You don’t have to live next to me, just give me my equality, everybody knows about Alabama, everybody knows about Mississippi goddam”, cantava un'arrabbiata Nina Simone nel lontano 1963, all'indomani di un attentato razzista in una chiesa battista dell'Alabama in cui morirono per mano dei suprematisti bianchi quattro ragazzine afroamericane.
Cinquant'anni dopo alla Casa Bianca c'è un Presidente nero. Cinquant'anni dopo nell'America di Barack e Michelle il Mississippi si riscopre ancora profondamente razzista. E' qui, a Crystal Springs, che a Charles e Te' Andrea Wilson è stato proibito di sposarsi.
Nella Chiesa battista di questa cittadina del profondo Sud degli States, ha spiegato alla coppia il pastore che avrebbe dovuto officiare la cerimonia, Stan Weatherford, “non sono mai state sposate persone di colore. Questa sarebbe la prima volta, e c'è chi si è opposto”. Quel chi, neanche a dirlo, sono i membri della congregazione bianca. Segregazionisti del XXI secolo, pronti a licenziare il sacerdote (bianco) che osi unire in matrimonio in una parrocchia riservata ai 'puri di pelle' due giovani neri.
Ma per il don Abbondio del Mississippi, che si è detto “stupito” dell'atteggiamento dei suoi parrocchiani, si è tutti figli dello stesso Dio (metti che poi Lui è mulatto, come la mettiamo?) e, mosso da sincera pietas cristiana, si è offerto di sposare la coppia: non lì, ovviamente, ma in una chiesa non lontana. Dove tra i banchi i visi pallidi sono pochi.
Intanto il sindaco di Crystal Springs, Sally Garland, ha espresso piena solidarietà ai novelli sposi, promettendo inoltre che verrà organizzata “un'assemblea per dimostrare che la cittadina non è razzista”. E qui sì che (forse) i neri saranno ammessi.
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