“Abbiamo ridotto lo spread sull'Europa dei diritti civili” ha dichiarato un soddisfatto Pisapa. Poi lo spumante, i sorrisi, l'allegria. Sono le tre e mezza di notte quando a Milano, alla fine di un Consiglio comunale durato quasi 12 ore (il terzo dedicato al provvedimento), si è dato definitivamente il via libera al registro delle unioni civili.
La delibera, approvata con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti dopo una lunga mediazione tra l'ala cattolica del Pd e quella laica del Pdl, istituisce dunque presso l'anagrafe un registro separato dedicato alle Unioni Civili che farà riferimento alla normativa statale che disciplina la famiglia anagrafica (art. 4 DPR 223/1989).
Ad astenersi dal voto i 4 consiglieri dell'ala cattolica del Pd; “nettamente contraria” invece la posizione della maggioranza del Pdl e della Lega, secondo cui l'istituzione del registro altro non è se non “una bandierina di Pisapia per la comunità gay”. Su fronte dell'opposizione contributi favorevoli al provvedimento sono stati quelli di Manfredi Palmeri (Fli), del grillino Mattia Calise e dei due consiglieri comunali 'liberal' del Pdl, Luigi Pagliuca e Pietro Tatarella.
Le coppie, sia etero che omosessuali, potranno perciò iscriveri al registro e ottenere un attestato di unione civile solo dopo aver preventivamente ottenuto il certificato di famiglia anagrafica. Le unioni civili – la cui originale definizione di 'insieme di persone legate da vincoli affettivi' è stata sostituita con quella di 'due persone legate da vincoli affettivi' (per “evitare il rischio di poligamia”) - permetteranno alle coppie l'accesso ai servizi forniti dal Comune, ma non garantiranno la possibilità di ereditare o la pensione di reversibilità, benefici delle coppie sposate che dipendono dalle leggi dello Stato.
Ed è escluso – ha spiegato il sindaco Pisapia – che “questa delibera apra alla possibilità di matrimoni gay” per i quali “servirebbe una legge del Parlamento”. Ciò nonostante “non c'è dubbio che stiamo parlando del diritto degli omosessuali di essere riconosciuti come coppia – ha precisato la capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Carmela Rozza – perchè gli omosessuali questo diritto non ce l'hanno”.
Un forte plauso, infatti, giunge da parte di Arcigay secondo cui, benchè ci sia “voluto più tempo del previsto, il voto di questa notte è un segnale importante”. Da oggi, dunque, Milano è la terza città italiana, dopo Napoli e Torino, a riconoscere le coppie non sposate. (F.U.)
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