Non si ferma la battaglia per fare chiarezza sull'esigenza di presentare un test HIV negativo per partecipare alle selezioni del personale di difesa. A far sentire la loro voce sono ancora i Radicali, che, questa volta, hanno deciso di interpellare non solo il Ministero della Difesa, ma anche quelli della Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali e per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione.
Lo scorso 12 luglio, infatti, la deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni ha presentato alla Camera l'ennesima interrogazione per chiedere ragione della “illecita sottoposizione al test HIV di massa del personale militare e sul mancato recepimento, da parte del Ministero della difesa, delle raccomandazioni internazionali e nazionali per la profilassi post-esposizione al virus HIV”.
“Ennesima” non perché ripetitiva, ma perché già in passato i Radicali avevano interpellato a tal proposito il Ministro della Difesa. Tuttavia, nonostante siano passati più di 7 mesi dalla presentazione delle due precedenti interrogazioni parlamentari (la 4/14040 e la 4/14041), il Ministero tace.
Il silenzio è continuato anche dopo la denuncia lanciata dalla Lega Italiana per la lotta contro l'AIDS (Lila), secondo cui la sieronegatività è richiesta per far parte di qualsiasi categoria militare, inclusi gli orchestrali e gli sportivi. Una richiesta che, come viene sottolineato nel testo della nuova interrogazione, è “in netto contrasto con la normativa italiana ed internazionale, nonché con le attuali conoscenze medico-scientifiche condivise a livello mondiale”.
Più che un dibattito, quello in corso sembra il lungo monologo di chi chiede spiegazioni senza ricevere risposta, ma continua a porre domande. Poche, ma chiare, quelle presentate da Farina Coscioni: “quali azioni si intendano intraprendere per garantire il rispetto della normativa nazionale ed internazionale nelle procedure di selezione del personale della difesa”, “se il Governo intenda garantire la cura dei rapporti con le amministrazioni statali per la rimozione delle discriminazioni lavorative evidenziate in premessa” e “se il Ministro della salute intenda contribuire con attività di informazione scientifica e di divulgazione delle attuali conoscenze mediche, internazionalmente condivise, sul tema HIV, in favore del servizio sanitario militare”.
Non resta che aspettare di sapere se giungeranno prima le risposte ai questi già posti o nuove domande per chiarire la situazione.
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