Doina Botez, pittrice visionaria, instancabile ricercatrice di nuove frontiere del colto immaginario, si confronta nella mostra alla galleria Mediterranea di Napoli con le antiche mitologie greco-romane tramandate da Ovidio nei distici elegiaci delle Metamorfosi.
Rapita da questo incredibile mondo, fatto di dei, ninfe ed eroi, ricchi di pathos e di sensualità, che ha affascinato generazioni di appassionati di lettere classiche, Doina interpreta il mito con disinvoltura contemporanea, confermando l'eternità dei temi che Ovidio ha trattato.
La sua tecnica pittorica “acerba”, fatta di colore ad olio ed acrilico in velature graffiate con la spatola, esaspera la concezione materica della forma e sottolinea il contenuto profondo che le sue tele vogliono emanare.
Una violenza che esalta l'alto messaggio dell' antico, ma ne scarnifica il vezzo elegiaco che lo ha sempre accompagnato in tutte le rivisitazioni erudite, trasferendolo in una nuova dimensione dialettica che vuole penetrare lo spettatore dei nostri giorni, poco incline a riflettere sulla traditio e sempre più deciso, anzi, ad essere riluttante.
Una forzatura voluta, quindi, decisa dall'impianto delle tematiche che sarebbero troppo complesse e lontane dall'individuo di oggi. Il risultato di tale decisa definizione si trova nell'immediatezza dell'impatto visivo: in questo Doina Botez è molto contemporanea pur essendo una artista di contenuto tradizionale.
Dal punto di vista formale le sue opere hanno, in apparenza, una leggibilità naïf che sa tanto di purezza spirituale e che difficilmente si trova nel campo figurativo; è forse a questo punto che scatta l'attimo dell'alchimia, se la si vuole interpretare nell'ambito temporale; è in questo momento che il suo racconto inizia a prenderti, ti afferra e, se sai di che cosa si tratta, puoi penetrare con la tua fantasia dentro quell'alchimia che dà il titolo alla mostra.
Una pittura non facile dove, oltre al bagaglio di conoscenze di lettere classiche, c'è tanta eredità di Munch e di Hieronymus Bosch, visibile soprattutto nei visi, che assumono aspetti caricaturali, come ci spiega nel testo critico Anna Barricelli.
ll messaggio spirituale profondo, peraltro, deve essere ben visto e ben interpretato, come esplicitato nelle prime due parole del titolo, Alchimie dell'anima. Particolarità salienti dei quadri sono poi alcuni elementi che entrano in rapporto con i visi dei personaggi rappresentati, dove la maschera funge da alter ego pittorico nel gioco del doppio, come in La fragilità dell’Io e ne Il bacio della maschera.
Tutto questo si rafforza nella rappresentazione curiatoriale dove troviamo il quadro del Baccante e dell’ Amica, in quelli intitolati La Sbirciatina e Il Riposo, L'inganno e La Dissoluzione...
Alchimia dell'anima: il mito e le sue metamorfosi è, in sintesi, una mostra molto suggestiva che offre tante emozioni.
Giovanni Lauricella
11.10.2012
Alchimie dell’anima: il mito e le sue metamorfosi
opere di Doina Botez
Introduzione critica: Dott. Prof. Anna Barricelli, libera docente in storia dell’arte moderna, Prof. emerita in storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma
A cura di: Saverio Ammendola con il patrocinio di: Consolato onorario di Romania in Napoli Unione Europea Esperti d’Arte Zonta Club Parioli
Galleria Mediterranea
Via Carlo de Cesare 60 Napoli - Campania +39 081417413
http://www.mediterranea-arte.com
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