Il Miart è la più importante fiera d’arte italiana che riesce a coinvolgere tutti i più grandi galleristi che abbiamo in Italia, ma senza trascurare le piccole gallerie, al punto da raccogliere un numero di espositori veramente enorme: dunque una grande manifestazione che si regge sui soldi e sugli investitori, che pare a Milano abbondino. Almeno finora…
Non è un caso che i riflettori mediatici siano stati accesi sulle opere artistiche e sugli eventi che si sono svolti al Miart per una settimana, comprese le attenzioni di molti critici e operatori dell’arte.
Per certi aspetti, più che a una kermesse, il Miart potremmo dire che somigli a un campionato, una gara dove chi vince ha ricevuto più attenzione e di conseguenza vende di più, perché ha conquistato più amanti dell’arte, tra cui il sospirato compratore. Dirimere a Miart chi ha esclusivamente interessi commerciali da chi li ha solo culturali è molto difficile; anzi, diciamocelo chiaramente, la cultura, specie in questi casi, non esiste, anche se di arte si tratta e pure dei migliori artisti che abbiamo nei musei.
Lo show è stato travolgente: tutti i galleristi e artisti hanno dato più di quello che potevano, ma Maurizio Cattelan dal noto gallerista Massimo De Carlo ha esagerato (potremmo dire, come al solito).
Cattelan si è raffigurato da impiccato in una “scultura” intitolata “You”, collocata nel gabinetto della galleria; scusatemi le virgolette, ma un manichino con la maschera dell’artista non riesco a definirla tale. Un Cattelan che ha occupato Milano con altre trovate horror, come quella sulla strage di bambini uccisi dalla mafia, col progetto “Ninna Nanna”, è lo stesso che si produsse nel 2004 con i bambini appesi all’albero di Porta Ticinese.
Un tema macabro che tanti artisti con la voglia di fare scandalo e avere attenzione su di sé hanno già trattato; le solite provocazioni. Quello che mi stupisce è che Cattelan si sia mostrato impiccato senza essere personaggio di morte, senza che con essa si sia relazionato con le sue opere, per giunta senza avere dietro un discorso convincente a completare la sua personalità artistica in merito a questo argomento.
Purtroppo per Cattelan e per il gallerista Massimo De Carlo, qualche decennio prima, ovvero 26 anni fa, una cosa del genere l’aveva già fatta Gino De Dominicis con “Scultura vivente” dell’”Impiccato” nel 1996 alla Galleria La Nuova Pesa, con la differenza che quest’ultimo artisticamente era sempre in costante relazione concettuale con il discorso sulla morte e con opere sull’immortalità, tanto che, poverino, morì a soli cinquantuno anni.
Inspiegabilmente i critici divagano su concetti astrusi sui corpi inutili di Elmgreen & Dragset alla Fondazione Prada e sul presente distopico della mostra “Useless Bodies? ”e stabiliscono un parallelo tra l’opera “You” e un visitatore immerso in un futuro in cui l’essere umano ha perso il suo ruolo centrale nella società. Tutti riferimenti che a mio parere non c’entrano assolutamente niente.
Per me il Cattelan impiccato è una copia di quello di De Dominicis, talmente stupida che nemmeno è da definirsi plagio. I critici hanno fatto l’apologia della distopia esistenziale, del post- umanesimo, dell’inutilità dell’uomo attuale e futuro, argomenti che posti così non portano a nulla. Invece, cari critici, è tutto il contrario, perché in questo caso non è un manichino generico ma è Cattelan ad essere appeso, per quanto buffa sia la sua maschera appiccicata al manichino penzolante dal soffitto.
Cattelan è uno tra gli individui più fortunati della terra perché si diverte a fare tanti soldi se non tantissimi con le trovate di un “Pierino” dell’arte, quell’eterno bambino che nelle barzellette ne combinava di tutti i colori. Con queste “barzellette” o, come in questo caso, “storielle macabre”, Cattelan è diventato il preferito di Massimo De Carlo, uno dei pochi galleristi italiani che ha sedi all’estero e che tiene in piedi il museo Prada, la collezione d’arte italiana più ricca del mondo, riducendola peraltro a un teatrino Fantozziano: lì trovi le bravate di Cattelan grazie alle quali innumerevoli critici, non ultimo lo scomparso arricchito dall’arte povera Germano Celant, lo hanno conclamato grande artista.
Cattelan non è un anonimo individuo riducibile a manichino del post-umanesimo, bensì il più invidiato artista al mondo, un divo, un artistar, corteggiatissimo dalle gallerie e dai collezionisti che sperano di avere una sua opera. Fortunato è quello che gli ha preso la banana con tutto quello che sappiamo …
Caso mai sarebbero le migliaia di artisti che non ce la faranno mai a conquistare un modesto successo o un minimo di riconoscimento a immedesimarsi in un impiccato al soffitto di un bagno di una galleria, proprio perché rifiutati dal perverso sistema dell’arte. Questa è la gente che a fronte di tale immeritato successo potrebbe farlo invece di illudersi di essere artista.
E forse esprimendo questo significato Cattelan avrebbe creato qualcosa di valido invece della banale ripetizione del dejà vu.
“You”, il Cattelan impiccato
al Miart di Milano
29 marzo / 25 giugno / 2022
L’ingresso alla mostra è gratuito
A da martedì a sabato
dalle ore 11:00 alle ore 18:30
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