Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

19/11/24 ore

Arte e Regimi 1960-1990


  • Giovanni Lauricella

Alla Galleria Mascherino si può vedere una mostra, molto schierata politicamente, che vuole racchiudere nell’arco di tempo 1960-1990 le implicazioni del’arte con i regimi totalitari. Un argomento che aveva già affrontato con la mostra precedente Combat Art 1968-1978. Una rievocazione di quegli anni ottenuta attraverso i lavori di Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli), Franco AngeliPablo EchaurrenMario SchifanoJoe TilsonEquipo RealidadRenato MamborFabio Mauri Giuseppe Tubi.

 

Che l’arte sia legata alla politica non è una novità, ma il fatto che si vuole identificare in essa la relazione culturale con i regimi totalitari è meno noto e bene fa il curatore della mostra, penso il gallerista, a cogliere questo argomento. Nella mostra è rievocato un fenomeno di artisti artefici di propaganda politica più che di arte, di militanza più che di cultura, di adesione a uno schieramento politico più che a uno stile artistico. Artisti che avevano la priorità di essere veri e propri nemici del capitalismo, degli USA e dell’occidente con dichiarate simpatie a oriente. Discorsi da guerra fredda che sembrano distanti nel tempo ma che invece ti accorgi essere il presente; e peraltro, tra tutti gli ambiti culturali, l’arte offre per questi intenti maggiori spazi di manovra.

 

Ti trovi catapultato negli anni ’70, anche se l’arco di tempo considerato è fino agli anni ’90, con logiche che sono state sconfitte dal corso della politica ma che le trovi avanti a te come se fossero gloriose e vittoriose,  il futuro da seguire.

 

Pochi mesi fa ho recensito la mostra di Francesco Vezzoli alla Fondazione Giuliani, dove l’artista aveva ricreato artificiosamente, con foto giganti dalle vistose cornici barocche dorate: un’atmosfera finta, dove infatti notavi, ritratti in pompa magna, i personaggi politici più in vista della prima repubblica. Tra tutte, quelle che impressionavano di più erano le immagini di Craxi e dei suoi sostenitori in scenari di folle acclamanti. Personaggi che di li a poco scomparvero politicamente e alcuni anche fisicamente. Immagini note, perché trovate nei rotocalchi più letti, ma che a riproporle con enfasi sfrontata, come se fossero attuali,  davano un senso di disorientamento e spaesamento incredibile. Sensazione che costituiva la forza della mostra ed era componente rilevante del successo che ha avuto.

 

Qui alla Galleria del Mascherino mi sembra la stessa cosa, con la differenza che invece di essere falsa è vera e che dietro le opere esposte ci sta tutta la volontà di proporle come verità assolute.

 

Non biasimo la mostra, che anzi ritengo valida sotto tutti i punti di vista, e le opere e gli autori che hanno fatto la storia recente dell’arte contemporanea sono lì esposte a dimostrarlo. Mostra che tra l’altro è ben curata e godibilissima per chi la visita, anche se mi convince pienamente la visione romantica di un incanto che non finisce mai, eterno come le antiche favole che si tramandano da generazioni.

 


 

Oltre le interessanti opere esposte sono presenti anche il manifesto cinematografico di Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) insieme al dipinto originale censurato, e il bozzetto di Porcile(1969)  di Pier Paolo Pasolini, compresi i bozzetti e le pitture da cui presero origine. Tra i documenti anche due testate di giornali che sono state espressione del movimento degli anni ’70, Lotta Continua Potere Operaio.

 

Rileggere quei titoli spiega al meglio quello che intendo dire della mostra. In Lotta Continua, nella prima pagina a caratteri cubitali, è scritto il grande cordoglio per la scomparsa di Mao Tse-Tung, dove si legge ”I proletari di tutto il mondo gli rendono omaggio con la più grande commozione ma anche con orgoglio e gioia, perché nella sua vita trovano la conferma della possibilità di contare su se stessi e liberarsi dalla fame, dalla guerra, dallo sfruttamento e dalle idee false”.

 

Mentre su Potere Operaio con tono più lapidario si legge sopra una sbiadita foto in bianco e nero di Lenin che arringa le masse in quel freddo giorno dell’ ottobre 1917 a San Pietroburgo (poi Pietrogrado e poi … ): “Organizzazione della lotta per la dittatura operaia”.

 


 

Arte e regimi 1960-1990

Dal 20 settembre al 9 novembre 2019

Galleria Mascherino

Via del Mascherino 24 

    00193 Roma

 

 


Aggiungi commento