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22/11/24 ore

Tartarughe felici, di Giovanni Albanese


  • Giovanni Lauricella

Quello che ha fatto Giovanni Albanese alla galleria di Pio Monti è un simpatico omaggio a Taddeo Landini: egli infatti esalta la bellezza della fontana del 1588, antistante alla galleria, con la citazione del tema che l’ha resa celebre: le tartarughe per l’appunto, a cui Albanese aggiunge delle lampadine,che vengono tenute accese dall’energia prodotta dalla pedalata su un apposito  marchingegno a bicicletta, e ciò per celebrare l’anno dedicato alla luce.

 

L’installazione è posta sul pavimento della galleria, come se le bianche tartarughe, ottenute con la cera fusa, fossero dei soggetti in azione. Un aspetto che mi ha fatto travisare e travalicare l’intento dell’artista e mi ha trasportato su una simbologia politica sicuramente non contemplata dagli organizzatori e curatori.

 

Con questa osservazione faccio una debita favorevole premessa all’opera creata dall’artista, e non certo una critica, perché quando un’opera è azzeccata ha una potenzialità comunicativa e simbolica che dà adito a molte interpretazioni.

 

Da lungo tempo mi scervellavo su quale potesse essere l’allegoria nazionale che potesse meglio spiegare le condizioni di questo Paese sempre più malandato.

 

Il tema dell’allegoria nazionale è proprio dei regimi nazionali, che spesso manipolano a loro piacimento scopi necessari al regime per tenerlo meglio in carica, e gli artisti, purtroppo, sono quelli che affabulano il popolo con le loro edulcorate elaborazioni artistiche: una forma di arte fraudolenta che fa dei museii contenitori delle illusioni di ogni epoca, con tutta l’importanza culturale da noi ben conosciuta.

 

I giornali che leggiamo ci bombardano di informazioni politiche infelici che spesso è meglio non leggere proprio per non trovarci in difficoltà ad affrontare la giornata già di per sé difficile, il cui svolgimento tale informazione metterebbe in serio pericolo.

 

Vedo con piacere la mostra al MACRO, dove Simon Ma si esprime felice con la  sua arte. Simon Ma è cinese, appartiene cioè aquel popolo che dopo il maoismo e peggio ancora dopo il post-maoismo è teso al suo pieno riscatto, va prepotentemente alla riscossa ed è tutto volto alla conquista di successi mai sperati.

 

Qui da noi l’aria è pesante, si procede a passo lento, non si sa se per la calura estiva o per vecchiaia, ma andiamo proprio lentamente, tanto che sembriamo delle tartarughe. Si parla di colpo di reni, di crisi ormai alle spalle, ma son proprio le spalle che non ci reggono più. Siamo schiacciati per terra come degli animali che strisciano al cospetto di altri popoli che da lungo tempo ormai ci guardano dall’alto. Sì, proprio come le tartarughe di Giovanni Albanese stiamo adagiati sul pavimento, sul lastrico, e siamo vulnerabili, delicati come se fossimo di cera.

 

Come la cera possiamo svanire sciolti da un momento all’altro: il governo, la giunta capitolina, le categorie sociali, gli stipendi …. Per una debole luce sofferenti pedaliamo, stentatamentevogliamo uscire dal buio, vogliamo almeno vedere un po’ più in là… ma restiamo a terra sderenati sul pavimento.

 

Pedala,  pedala, che vedrai la luce !

 

"Tartarughe felici"

di Giovanni Albanese

testo di Gian Luca Marziani

Galleria Pio Monti

Roma

22 giugno - 31 luglio

 

 


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