di Enrico Seta
L’interesse principale di questo saggio (Tramonto Italiano di Francesco Sisci - Neri Pozza Editore) coincide con quella che è la sua tesi di fondo: per recuperare il bandolo della matassa della crisi italiana è imprescindibile una estroversione dello sguardo che ad essa rivolgiamo. È necessario cioè partire dal mondo e dalla fase di incertezza e di rimodellamento delle relazioni internazionali per poi proiettare su questo fondale una idea possibile di Italia, quell’idea che oggi la classe politica - da sola - non riesce più a produrre e forse neanche a concepire.
L’Autore dedica - grosso modo - la prima metà del saggio a richiamare storicamente i caratteri distintivi della debole identità politica nazionale, sottolineando come tutti i momenti cruciali che ne hanno comunque permesso il costituirsi e, successivamente, il relativo rafforzamento abbiano sempre coinciso con una capacità di lettura di mutevoli contesti internazionali da parte di leadership dotate di flessibilità e di raffinate competenze diplomatiche.
Un ulteriore elemento di interesse e originalità nell’analisi di Sisci è la connessione che egli tiene sempre ben ferma - in sede storica - fra identità politica italiana, contesto internazionale e dimensione politica della presenza della Chiesa, in Italia e soprattutto nel mondo. Tale nesso viene riconosciuto quale carattere di lunga durata, quindi sia ripercorso retrospettivamente dal Medioevo all’età contemporanea, sia proiettato ben oltre la cesura del 1870.
Si fa apprezzare la ricchezza degli spunti storiografici di questa prima parte di un saggio che pure non vuole avere taglio scientifico ma piuttosto di agile ricognizione introduttiva ad una focalizzazione politica sulla attualità.
La seconda parte del saggio è infatti dedicata alla attualità di un possibile “tramonto italiano”.
Anche qui con ricchezza di riferimenti, l’Autore identifica con sguardo d’insieme l’accumularsi di fenomeni di sfaldamento sociale e di fratture storiche (in primis, divari territoriali e debito pubblico) che potrebbero trovare un catalizzatore e precipitare in una crisi più repentina e drastica di quanto non venga oggi percepito dall’opinione diffusa.
Guerra in Ucraina e crisi mediorientale stanno segnando - nel mondo euromediterraneo - la fine degli equilibri assestatisi nel primo trentennio del post-guerra fredda e caratterizzando l’apertura di una nuova fase negli equilibri internazionali.
La crisi italiana è oggi aperta a nuove correnti di influenza ed esposta a nuovi rischi poiché vecchi e nuovi attori della scena euromediterranea guardano alle nostre tensioni interne secondo coordinate che alla nostra classe politica appaiono sfocate, se non prive di rilevanza e interesse. Anche un passaggio politico classificato dalla dialettica politico-istituzionale in un rango medio, quale la legge sull’autonomia differenziata, potrebbe - nella prospettiva dell’A. - rappresentare l’innesco di processi ben più rilevanti.
La perdita di contatto fra la classe politica di governo italiana e la politica internazionale, evidente e verticale dopo la svolta del 1989, potrebbe rivelarsi fatale.
La chiave per uscire da tali secche va cercata - secondo Sisci - al di fuori del perimetro oggi disegnato da una dialettica politica, anche aspra ma, su temi secondari o comunque schiacciata sui disagi dell’oggi. E qui sta al lettore la scelta fra un’ampia gamma: dal tema securitario e del controllo degli sbarchi a quello dell’emergenza democratica o del pacifismo (spesso a senso unico). Tutta questa agenda politica andrebbe ridimensionata e riclassificata partendo invece da una lettura dei grandi conflitti globali.
Le stesse due guerre in corso non dovrebbero impedirci di identificare nella crescente centralità asiatica la vera chiave primaria di lettura del mondo attuale. Alla luce di questa centralità - dobbiamo oggi leggere anche il nuovo (e per nulla irrilevante) ruolo di cerniera che il Mediterraneo è destinato a ricoprire.
L’Italia unita ha avuto la forza di superare tre guerre civili - quelle combattute contro il brigantaggio, contro la repubblica di Salò e contro il terrorismo - e forse una quarta, combattuta e ormai vinta contro la mafia. Questa stessa entità politica ha dimostrato negli anni ‘60 una vitalità che le ha consentito - appena liberati i suoi “spiriti animali” - di realizzare quello che fu giustamente definito “miracolo” economico.
Oggi questo patrimonio è sfocato: una idea troppo debole e confusa del Paese e del suo futuro potrebbe essere sopraffatta dalla convergenza di due mali storici (divario Nord-Sud e debito pubblico) con un modello di “popolo” che vorrebbe abbracciare il modello di melting pot americano senza però averne la profondità storica.
Del terreno di gioco delineato da Sisci fa imprescindibilmente parte l’Europa, sia nella veste dei principali protagonisti continentali (Francia, Germania, UK), sia nella veste di Unione sovranazionale in fieri: nessuna idea di Italia potrà mai concepirsi al di fuori di un rapporto collaborativo e creativo con questi soggetti, oggi più che mai interdipendenti, fra loro e con il resto del mondo.
L’A. non si limita a definire il terreno di gioco. Accenna anche a diversi, possibili, idee di Italia, quasi a voler offrire ai potenziali giocatori i primi spunti e a rendere, quindi, la sfida più concreta.
Tramonto Italiano
di Francesco Sisci
2024, pp. 192, € 19,00
Neri Pozza Editore
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