di Maurizio Musu
I pazienti del dottor García di Almudena Grandes, pubblicato in Italia da Guanda nel 2018 - Vincitore in Spagna del Premio Nacional de Narrativa -; è diventato poche settimane fa una serie tv su Netflix.
Il romanzo prende le mosse dalle vicende che nel 1936 vedono Madrid sotto le bombe dell'esercito nazionalista, in questo scenario, il giovane medico Guillermo García Medina, ispirato dalle idee libertarie del nonno che lo ha cresciuto, diventa “il medico dei rossi” e presta soccorso ai combattenti repubblicani, imparando a praticare le prime trasfusioni di sangue.
A casa sua si rifugia la vicina e amica d’infanzia Amparo Priego, seducente e falangista, a cui lo lega un sentimento ambiguo e intenso. Guillermo è ben consapevole che all’entrata in città delle truppe di Franco il loro legame sarà destinato a dissolversi e che lo aspetterà il plotone d’esecuzione.
A salvarlo, offrendogli il lasciapassare per una nuova esistenza, è il più illustre dei suoi pazienti, un uomo misterioso che nel corso di una convalescenza fatta di conversazioni e partite a scacchi è diventato il suo migliore amico: Manolo Arroyo Benítez, che di mestiere fa la spia.
La loro amicizia si dipana in una storia avventurosa che si muove nel tempo e nello spazio, i cui personaggi – soldati, diplomatici, nazisti, agenti della CIA – si rincorrono tra Svizzera e Inghilterra, Germania e Russia, Stati Uniti e Argentina.
La missione principale dei due amici, negli anni della Guerra fredda, sarà quella di smascherare un’organizzazione clandestina volta a far espatriare i criminali del Terzo Reich, sottraendoli alla condanna. A dirigere l’organizzazione, dal cuore della capitale spagnola, è Clara Stauffer, nazista e falangista. Ben vista agli occhi della comunità, la donna muove, nel sottobosco della città.
In una fitta trama di infiltrazioni, missioni in incognito e sotto falsa identità,tra criminali di guerra e tesori trafugati, Almudena Grandes traccia un dei più illuminanti e potenti affreschi storici della Spagna a partire dagli anni Trenta - per giungere agli anni Settanta.
In questo romanzo niente è lasciato al caso. Personaggi reali e di fantasia si scambiano ruoli, parole, situazioni. La Politica e la Storia spagnola si intrecciano con i fatti e i personaggi della Storia. Per questo Franco, la guerra civile, la resistenza, la fine della repubblica, la dittatura, il nazismo, la fuga dei nazisti, sono un affresco unico e indissolubile, in cui Berlino, Madrid, Washington, Buenos Aires diventano scenografie e sfondi di intrighi internazionali, vicende personali, storie d’amore, delusioni. Patrie e confini che mal si definiscono, o forse ben definite al punto da non essere mai vissute e comprese dagli stessi personaggi.
La trama diventa un giallo in pieno stile, dove tutto è possibile e dove tutti diventano necessari, utili, sacrificabili.
Madrid è casa e prigione.
Madrid è delitto e castigo.
Buenos Aires è crocevia fra libertà e fuga.
Madrid un desiderio fallito, incancrenito dal giogo della dittatura.
Franco non è Hitler ma del fuhrer tedesco se ne sente peso e tracotanza
La Stauffer, dipinta come dea della libertà al pari della Peron, ma benché la prima sia definibile più come una madrina della speranza (della fuga, del trafugare, del nascondimento); la Peron è altresì madrina del disvelamento del sogno proibito. La libertà, appunto.
Berlino sullo sfondo, una Patria in fuoco da cui fuggire.
Berlino e il Nazismo. Gli sconfitti (i nazisti di prima e seconda generazione) nella nuova veste messianica di esiliati per la libertà e nella libertà gli unici costruttori e difensori di una Patria più forte.
Washington diventa quindi l’ago di una bilancia sempre a favore dell’inganno e del mero utilitarismo in cui nessuno è mai realmente responsabile della sconfitta. La Cia, ente supremo come Deus ex Machina.
I pazienti del dottor Garcia diventa romanzo storico del disinganno.
L’arte narrativa della scrittrice spagnola coglie, pur nelle difficoltà degli intrecci politico-sociali, il nesso degli avvenimenti e le sue dinamiche interne, proponendo al suo lettore una chiave di lettura quanto più oggettiva possibile e personale allo stesso tempo, senza mai esserne Giudice unico.
Il tribunale è nelle coscienze del lettore e dei vari personaggi. La coscienza, per questo, diventa il vero tramite di confronto non solo fra i vari lettori, ma anche fra i vari protagonisti, ciascuno secondo la propria appartenenza, ciascuno secondo il proprio ruolo.
La Grandes propone un racconto intenso attraverso una narrazione fitta, a tratti intima e privata in cui emergono senza veli le dicotomie e i disagi di un periodo storico in cui nemici e amici si scambiano vesti e ruoli, a seconda delle necessità del vincitore di turno o dello sconfitto.
Le delusioni degli sconfitti, tanto abili e capaci a sopravvivere nel dedalo dei travestimenti e giochi politici, vengono dipinte – magistralmente - come vittime della fatuità degli abiti indossati ai quali sono stati costretti per necessità e virtù.
L’idealismo è sconfitto da una real politk che non fa sconti a nessuno, tanto meno ai suoi protagonisti, vittime di un gioco perverso in cui la Verità, come la Libertà, sono un mero esercizio di stile.
Nascono le pagine di denuncia contro un sistema che trasversalmente unisce ciascun protagonista; siamo dinanzi ad un romanzo in cui l’immagine principale è la disillusione dell’uomo, in cui la vita - come la pace - diventano una scelta di comodo fra chi ha l’obbligo di gestirla e chi quella scelta è costretto a subirla, obtorto collo.
E non è detto che il lieto fine sia l’alternativa migliore.
Perché leggere questo libro?
Perché il libro è scritto in modo superlativo.
Perché è necessario conoscere le trame della Storia.
Perché la Grandes è una scrittrice unica nel suo genere.
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