di Giulia Anzani Ciliberti
Il rasoio di Occam è un principio metodologico secondo cui sarebbe sempre preferibile scegliere la soluzione più semplice tra quelle possibili. Trovandosi di fronte ad uno scenario complesso come quello attuale, è questo il metodo che propone di usare Paolo Savona, presidente dal 2019 della Consob, durante il suo intervento alla presentazione del libro Intelligence finanziaria.
Il volume, edito da Rubbettino, è stato scritto a più mani da: Mario Caligiuri - professore universitario all’Università della Calabria e presidente della Società Italiana di Intelligence, nonché uno dei massimi esperti europei di tale settore a livello accademico -, Edoardo Fiora - Senior Associate nel dipartimento di Investigations e Risk Advisory di K2 Integrity, definito dallo stesso Caligiuri “non un cervello in fuga, ma un italiano all’estero, un uomo con una visione globale” -, Roberto Pollari - ufficiale della guardia di finanza -, e Luigi Rucco - consulente sulla ricerca scientifica per uno dei maggiori fornitori di servizi internazionali del settore -.
I quattro autori affrontano per la prima volta in modo organico in Italia, in un momento storico in cui la digitalizzazione e la finanziarizzazione cancellano le barriere di spazio e tempo, gli aspetti dell’Intelligence in fatto di sicurezza e interesse nazionale, analizzandone l’impiego in settori pubblici e privati, con l’obiettivo di approfondire tale dimensione nella prospettiva degli Intelligence Studies. A moderare il dibattito tenutosi alla Camera, il direttore di formiche.net Giorgio Rutelli.
Dopo gli iniziali saluti tenuti dall’onorevole Alberto Pagani, capogruppo del PD in commissione Difesa della Camera, prende la parola uno dei coautori del volume, Mario Caligiuri che spiega l’etimologia della parola intelligence: dal latino intelligere, capire. L’intelligence, infatti, permette di capire l’economia immateriale in un mondo dove tutto è fluido, in cui i confini sono labili. “È un oggetto da maneggiare con cura”, spiega.
L’intelligence ci racconta il mondo non com’è, ma come sarà: la previsione è che nel 2030 saremo tutti connessi, e che in futuro la guerra sarà di tipo cognitivo, trasportando il campo di battaglia dall’acqua, dalla terra e dallo spazio, alla mente umana. Il problema alla base di uno strumento come l’Intelligence, come per tutte le cose, è l’uso che se ne fa. Un po’ come qualsiasi forma di governo, che può in ogni momento degenerare.
Il professor Caligiuri conclude: “una buona intelligence non serve in presenza di una cattiva politica. Bisogna porre le domande giuste… se loro fanno in modo che tu ponga le domande sbagliate, non dovranno preoccuparsi di dare delle risposte giuste”.
A seguire, l’onorevole Bruno Tabacci, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla programmazione e al coordinamento economico del governo Draghi. Racconta come la velocità degli eventi, negli ultimi cinquant’anni, sia stato perno di uno sviluppo mai visto prima. Partendo dalla demografia mondiale - siamo passati da circa due miliardi a quasi otto miliardi -, si arriva all’assetto geopolitico.
E nel corso del tempo, “le società sono sempre più complesse e tra loro interconnesse” portando benefici in termini di sviluppo, ma andando a rimarcare le disuguaglianze che purtroppo non si sono estinte. In questo quadro pieno di conflitti, economici e non solo, la politica “rimane confinata in una dimensione nazionale”, trovandosi dunque in svantaggio rispetto alla finanza internazionale, che ha come riferimento lo scacchiere politico mondiale. “Conviviamo con un’alfabetizzazione finanziaria molto carente, per cui bisogna fare programmi politici semplici e comprensibili”, spiega Tabacci. “Una delle emergenze democratiche è l’educazione ai cittadini verso la sensibilità ed i valori morali e civili”.
Come negare siano valori, questi, che caratterizzano la definizione stessa di democrazia? “Bisogna sensibilizzare al metodo dell’Intelligence perché siamo immersi nella disinformazione.” Il metodo proposto nel libro, ha bisogno di flessibilità ma anche di una sedimentazione nella cultura sottostante. È necessario “per la geopolitica del presente”, in cui autocrazie - come Cina e Russia - e le Democrazie si trovano in perenne scontro.
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