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17/11/24 ore

L'architettrice di Melania G. Mazzucco



di Maurizio Musu

 

Il romanzo L’architettrice (ed. Einaudi) di Melania Mazzucco è un grande affresco popolare a metà strada fra romanzo, biografia, saggio storico-artistico.

 

Attraverso le vicende della protagonista, Plauttila Briccia, la scrittrice mette in evidenza luci e ombre del mondo dell'arte nell'Italia del XVII secolo, e con esso il ruolo da comprimarie delle donne.

 

Amicizie, delusioni, opere d'arte, personaggi famosi e non, il lettore viene avviluppato dalle maglie di una vita sospesa fra pittura, scritti e doveri e da alcuni intermezzi narrativi sulla storia risorgimentale.

 

La Mazzucco, con un grande lavoro di studio e ricerca, riesce, attraverso gli occhi e le parole della protagonista, a disvelare un sistema culturale misogino e meschino che poco ha a che fare con l’arte nella dimensione femminile (intesa come soggetto operante, l’artista!).

 

Plauttila lo è, come lo sono i suoi contemporanei uomini, ma questo, nella Roma del ‘600 – e forse non solo di allora – non è permesso e consentito, se non attraverso sotterfugi e camuffamenti.

 

Sullo sfondo di una Roma urbana di inizio secolo dove il Tevere, i vicoli, le opere d’arte fanno da palcoscenico, Plauttila costruisce il suo percorso artistico in cui tutto è o rinuncia o conquista.

 

Rinuncia di una vita come donna - non le è dato sposarsi e avere figli, non le è permesso vivere delle proprie emozioni -;  conquista di una vita come artista - le è concessa la possibilità di studiare le arti pittoriche e non solo, soprattutto le sarà permesso dipingere.

 

Realizza quadri a tema religioso in un’epoca storica in cui le opere d’arte, frutto del talento femminile, non sono prese in considerazione.

 

È il prezzo da pagare!

 

L'opera è un racconto corale in cui gravitano personaggi che fanno da cornice all'intera vicenda della protagonista.

 

Giovanni Francesco Romanelli, apprezzato artista al servizio del cardinale Barberini, suor Eufrasia della croce, religiosa carmelitana con la passione segreta (e mai appagata) per la pittura e suo fratello, Elpidio Benedetti, giovane abate curatore degli interessi del cardinale Mazzarino.

 

Si amano in segreto, lontano da ogni indiscrezione, separati dall’ambizione e sempre uniti dalla reciproca fedeltà. 

 

Sarà Elpidio che incarica Plautilla di seguire alcuni dei più prestigiosii progetti, tra cui la villa barocca del Vascello, che resterà per sempre il simbolo della loro unione.

 

Da qui il titolo dell'opera della Mazzucco.

 

Emerge con forza e determinazione un tema dominante: il ruolo del femminile al di là del suo essere donna di casa. 

 

Nella visione perbenista/clericale del tempo, il femminile è genericamente chiuso nel giogo delle questioni familiari e verso quelle operazioni ad essa correlate; così come l’arte, che nel suo essere espressione individuale di tecnica, conoscenza, visione, è alle donne negata per un non malcelato diritto divino che non consente loro di esprimere e vivere d’Arte.

 

In questa distonia culturale Plauttila rappresenta una prima importante emersione dal nichilismo culturale alla quale il femminile era ed è soggetto, come vittima del sistema e come erede del pregiudizio religioso.

 

Tornano alla luce le prime pagine del libro, a quella balena spiaggiata e alle parole che il padre della protagonista pronuncia con la leggerezza di una verità inattaccabile e assoluta "la vita va ben oltre ciò che si conosce”.

 

Un insegnamento semplice quanto vero, che pone dinanzi alla vita della protagonista traguardi importanti e secolari.

 

Non architetto appunto, ma Architettrice!

 

È convinzione personale che la trama in alcuni tratti manchi nella sua armonia.

 

Gli stessi intermezzi storici, utili a rappresentare il quadro generale in cui la vicenda avviene, diventano una parte a sé stante del romanzo. 

 

Il Risorgimento con i suoi tragici eventi, risulta avulso dalle vicende dei protagonisti, come se da esso ne fossero, e lo sono, esclusi.

 

Infine, personale lettura, l'umano inteso come sensibilità, vissuto interiore non sempre emerge, come se venisse meno il mondo degli affetti, quasi fossero una invadenza narrativa oltre che specifica caratteristica dell'uomo.

 

 


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